Roma - Arriva la seconda richiesta di archiviazione dei pm di Roma per le accuse di corruzione a Domenico Scilipoti e crolla un mito. Quello del Voltagabbana per eccellenza, che salva per soldi il governo Berlusconi. Del Trasformista interessato, che si vende al miglior offerente.
Sarà per quell'inconfondibile e buffo phisique du role, tondo e brevilineo oltre che semicalvo, che lo fa somigliare tanto all'attore americano Danny De Vito, sarà per il suo modo di muoversi zompettando in parlamento e di parlare ammiccando dentro e fuori dal Palazzo, ma il senatore siciliano che in un'altra vita è stato ginecologo e agopuntore, è diventato il simbolo della categoria del Traditore, tanto più infame se va da sinistra a destra.
E se è sinonimo di banderuola, opportunista, prezzolato e altre amenità del genere, nessuno, proprio nessuno, si sogna di farne il campione del principio costituzionale di «libertà di mandato» per i parlamentari, la mancanza di un vincolo al partito nel quale vengono eletti, difeso dai giuristi come espressione di democrazia. Un'immagine cristallizzata al punto che l'altro ex Idv passato al centrodestra e accusato con lui di corruzione, Antonio Razzi, quando nel 2013 gli chiesero se avrebbe salvato il governo Letta se ne uscì con un: «Non sono mica Scilipoti».
Tutto questo non si concilia, però, con l'ultima notizia. «Dalla Procura di Roma - annuncia trionfante lo stesso senatore di Fi - arriva la seconda richiesta di archiviazione a riprova che i miei comportamenti parlamentari e politici nel 2010, quando autonomamente e per senso di responsabilità verso il Paese, decisi di appoggiare il governo Berlusconi erano corretti ed onesti».
Negli uffici giudiziari di Roma confermano tutto. L'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caporale, che ha disposto anche accertamenti bancari sui conti correnti dei due senatori, non ha portato ad alcun risultato. E senza prove, neppure indizi di corruzione, i pm chiedono per la seconda volta al gip di archiviare. La palla torna al giudice Gaspare Sturzo, che a luglio scorso ha bocciato la prima richiesta pretendendo altre indagini, alla luce della vicenda di «compravendita del senatore Sergio De Gregorio», svelata dalla procura di Napoli. Il gip ha già informato della richiesta il grande accusatore Antonio Di Pietro, ex leader dell'Idv che nel 2013 mise in moto gli inquirenti con la sua denuncia, e dovrà presto fissare l'udienza. Difficile immaginare che possa rifiutarsi di chiudere il caso ancora una volta.
«Auspico che ora anche il gip - dice Scilipoti- metta la parola fine su una vicenda con cui è stata creata ad arte una ignobile strumentalizzazione politica, con il solo scopo di colpire la mia reputazione e quella del presidente Berlusconi. Per la seconda volta la Procura dimostra la mia onestà morale e politica. Io agii solo per consentire al Paese, in una fase complicata, di poter contare su un governo eletto dal popolo». Ed è il senatore azzurro, a questo punto, a prendere le distanze da colleghi di oggi che per una decisione del tutto analoga non sono stati crocefissi come lui. Facile immaginare che Scilipoti pensi soprattutto all'ex coordinatore azzurro Denis Verdini, diventato stampella del governo Renzi.
«Una situazione molto differente - dice - da quanto è oggi sotto gli occhi di tutti, con decine di parlamentari che con comportamenti trasformistici si sono spostati da un gruppo all'altro senza valide ragioni legate all'interesse generale». Suona strano ma è così, Scilipoti parla di trasformismo con disprezzo. E il lessico politico deve adeguarsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.