Un alibi confezionato nel dettaglio, un movente di natura economica, un rancore profondo che l'aveva spinto spesso a minacciare di morte l'ex moglie davanti a testimoni.
Gli investigatori della squadra mobile di Ravenna e i colleghi dello Sco di Roma sono sempre stati convinti che il mandante dell'omicidio di Ilenia Fabbri fosse il marito Claudio Nanni. E ieri, dopo un mese di serrate indagini, hanno tirato le somme e messo insieme le prove necessarie per sbatterlo in prigione insieme al killer, che materialmente ha compiuto il delitto. Si tratta di Pierluigi Barbieri, anche lui 53enne, pluripregiudicato residente a Rubiera, in provincia di Reggio Emilia. Per entrambi l'accusa è concorso nell'omicidio aggravato di Ilenia, sgozzata all'alba del 6 febbraio mentre era nel suo appartamento a Faenza. La svolta nell'inchiesta, coordinata dalla procura di Ravenna, è arrivata incrociando una serie di indizi e dati, che dimostrano come Nanni e Barbieri si conoscessero bene. Dai tabulati telefonici emerge infatti che i due si erano incontrati diverse volte dall'estate scorsa per pianificare l'omicidio e l'auto del pregiudicato era stata immortalata due volte nei pressi dell'officina del Nanni. Il suo aspetto, inoltre, è compatibile con quello segnalato dall'unica testimone, l'amica della figlia Arianna, presente nell'appartamento il giorno del delitto. Il 19 gennaio, poi, il telefono dell'ex marito di Ilenia era stato localizzato a Rubiera (Reggio Emilia), nei pressi dell'abitazione di Barbieri e il 20 e 29 gennaio 2021, l'autovettura di quest'ultimo, di colore grigio metallizzato, veniva intercettata a Faenza dal sistema di letture targhe comunale. Lo stesso giorno, le telecamere dell'officina di Nanni riprendono un incontro tra i due e la stessa auto è presente a Faenza il 6 febbraio in orari compatibili con la morte della donna e si trova nei pressi della sua abitazione.
L'analisi del traffico telefonico ha ulteriormente aggravato il quadro indiziario a carico del pregiudicato, poiché quella mattina la sua utenza telefonica, in movimento verso Faenza nella notte, all'altezza di Bologna, era stata spenta e riaccesa solo una volta ritornato in provincia di Reggio Emilia.
Nanni, invece, si era creato un alibi partendo all'alba del 6 con la figlia, per recarsi in provincia di Lecco a ritirare un'auto. Ma era tornato indietro mentre si trovava sulla A14, dopo che Arianna aveva ricevuto una telefonata dall'amica, che allarmata raccontava di aver sentito la vittima urlare e di aver visto, spiando dalla porta della sua camera, una persona, molto alta e di grossa corporatura, che la stava inseguendo. Come se non bastasse il titolare di una ferramenta di Faenza ha confermato che Nanni aveva fatto fare un duplicato di una chiave della casa dell'ex, probabilmente quella del garage, da cui è entrato il complice.
L'uomo ce l'aveva con Ilenia perché lei aveva aperto un contenzioso legale per 100mila euro di compensi che pretendeva per il lavoro decennale svolto nell'officina. Più di una volta Nanni aveva ventilato l'ipotesi di incaricare qualcuno per farle del male.
Alla fine ha scelto Barbieri, alias «lo zingaro», 52enne originario di Cervia ma residente nel Reggiano, che già il 20 gennaio scorso era stato condannato a 5 anni e 4 mesi, per un raid punitivo avvenuto nel febbraio 2020 a Predappio, nel quale aveva pestato un disabile per un vecchio debito insoluto.
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