È bufera sul ministro dell'Interno Luciana Lamorgese dopo le dimissioni del capo dipartimento dell'Immigrazione Michele Di Bari, la cui consorte risulta indagata nell'ambito dell'inchiesta di Foggia sul caporalato. La Lega non perde tempo e chiede che la titolare del Viminale «riferisca immediatamente in Parlamento», ricordando gli «sbarchi clandestini raddoppiati, i 100mila arrivi negli ultimi due anni, un'Europa su questo tema assente e lontana». I media si affrettano a ricordare che il prefetto, che comunque risulta estraneo ai fatti, fu nominato da Matteo Salvini quando ricopriva l'incarico di ministro, ma poco importa, perché i fatti risalgono al 2020, ovvero a quando la Lamorgese lo aveva già sostituito. E la stessa, che secondo Openpolis ha nominato dall'inizio del suo mandato la bellezza di 88 prefetti su 105, si è ben guardata dal rimuoverlo dal ruolo che ha ricoperto fino a ieri.
Il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni spiega al Giornale: «Non voglio entrare nell'ambito dell'inchiesta, ringrazio i carabinieri e le Forze dell'ordine che hanno partecipato all'operazione, ma tengo a dire che il caporalato si contrasta sì con la legge 199 del 2016 votata anche da noi. Si contrasta con i tavoli appositi, con iniziative specifiche (la Lamorgese ha anche nominato Roberto Maroni a capo della Consulta per l'attuazione del Protocollo d'intesa per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e del caporalato, ndr), ma soprattutto si contrasta con il blocco dell'immigrazione clandestina, perché più migranti irregolari ci sono, più è facile arrivare a situazioni di questo tipo». E ricorda che sotto l'amministrazione Lamorgese, nel 2020 sono arrivati «34mila immigrati, altri 63mila quest'anno, più 5mila afghani». Numeri da record che danno da pensare.
Il Viminale ieri si è limitato a dare comunicazione dell'accettazione delle dimissioni di Di Bari da parte del ministro, che però non parla. I bene informati dicono che all'interno della sede del dicastero la Lamorgese, già turbata dai continui attacchi della Lega, dalle polemiche per l'attacco alla Cgil durante una manifestazione No Pass e dalle critiche per la mala gestione dell'ordine e della sicurezza pubblica durante il rave nel Viterbese, si sia trincerata dietro un preoccupante silenzio. Perché ora teme che la politica torni a chiedere le sue dimissioni.
«Chiediamo che il ministro dell'Interno riferisca immediatamente in Parlamento sul tema immigrazione - ha detto Salvini -, anche perché l'ultima missione europea è stata assolutamente fallimentare. L'Europa quindi non ci ascolta, gli sbarchi raddoppiano, i capi dipartimento si dimettono. Ci venga a raccontare che intenzioni ha». Sulla stessa linea LeU, con il senatore Francesco Laforgia che spiega: «Rispetteremo come sempre lo svolgimento delle indagini e il lavoro dei magistrati, nel frattempo però ci aspettiamo che la ministra dell'Interno venga in Aula a riferire sulla vicenda». La richiesta di dimissioni arriva però da Fratelli d'Italia, con il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida che chiarisce: «Dall'immigrazione alla sicurezza, gli errori e la superficialità del ministro evidentemente riguardano anche gli uomini da lei confermati in ruoli chiave per la gestione del dicastero. Lamorgese si dimetta o sia il presidente del Consiglio Draghi a rimuoverla quanto prima».
A difenderla resta come sempre il Pd, sempre più vicino alla titolare del dicastero sell'Interno, con Dario Stefàno, presidente della
commissione Politiche europee al Senato che spiega: «Tirare in ballo la ministra Lamorgese per un'inchiesta che vede coinvolta la moglie di un dirigente del Viminale è davvero troppo. Questo è il garantismo delle destre italiane?».
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