Le tante, troppe macerie a portata di internet della prima guerra-social della storia dimostrano quanto la Russia stia giocando su due tavoli: la trattativa con Kiev, e il silenzio delle armi per creare un corridoio umanitario, non sembrano escludere gli attacchi incessanti che hanno segnato anche la giornata di giovedì a partire da Kiev dove sono tornate a suonare le sirene. Sotto assedio restano Kharkiv, Mariupol, Chernikiv e l'area della centrale nucleare di Energodar. Dall'inizio dell'invasione, fa sapere il Pentagono, sono stati lanciati 480 missili, oltre 230 dei quali all'interno dell'Ucraina attraverso un sistema mobile. L'impressione è che Putin stia sfruttando i colloqui per prendere tempo e riarmare i suoi uomini che si erano equipaggiati per una guerra lampo.
A pagare il conto salato dell'avanzata di Mosca sono ancora una volta i civili. Ieri mattina a Chernikiv, punto di snodo per arrivare a Kiev, i razzi dei Sukhoi Su-75 hanno colpito due scuole e diversi edifici privati. Dalle macerie sono stati estratti fino a ora 33 corpi. Il Cremlino sostiene che i caccia siano dotati di un supporto di intelligenza artificiale, che fornisce suggerimenti ai piloti per le azioni più efficaci nel combattimento aereo. Questo però rafforza l'ipotesi che scuole e palazzi siano stati colpiti di proposito. Altri attacchi aerei sono avvenuti nel tardo pomeriggio a Okhtyrka nella regione di Sumy, dove i missili hanno distrutto alcuni edifici governativi e la stazione ferroviaria. Mezzi pesanti in azione sono segnalati a Energodar, nel distretto sud est di Zaporizhzhia, sede della più grande centrale nucleare d'Europa, dove è stato annientato il checkpoint, interrotta l'erogazione d'acqua e i soldati russi starebbe usando armi contro i civili. Il pericolo di un danneggiamento dei reattori e di un devastante incidente nucleare, che coinvolgerebbe l'intera Europa, è altissimo.
Da nord arriva una notizia, la prima, di ammutinamento. La 38esima brigata d'assalto aviotrasportata della Bielorussia, collocata in questo momento nella foresta della Polesia, ha disobbedito all'ordine di varcare il confine per marciare verso Kiev. «Non siamo mercenari al soldo di Mosca», ha dichiarato il comandante Korshunov, che ha accolto la richiesta dei suoi uomini di restare in territorio bielorusso.
Anche sulla città portuale di Mariupol, nel sud, proseguono i bombardamenti. Il sindaco, Vadym Boichenko, ha documentato l'inferno postando foto e video, raccontando che «gli attacchi sono talmente implacabili da non consentirci di recuperare le vittime e di soccorrere i feriti». Sempre a sud, Kherson è diventata a tutti gli effetti la prima città controllata dai russi dall'inizio della guerra. Il sindaco, Igor Kolykhaiev, ha concordato con gli occupanti alcune severe restrizioni: coprifuoco dalle 20 alle 6 di mattina, circolazione delle auto solo nelle ore diurne, ingresso in città consentito per rifornimenti di medicine e alimentari. I cittadini possono camminare per le strade da soli o in gruppi di due. Oscurati inoltre i canali tv ucraini. Kolykhaiev ha lanciato un appello attraverso Facebook, chiedendo alla gente di «non rispondere alle provocazioni».
Nonostante il cessate il fuoco per il corridoio umanitario, i russi hanno bombardato fino a tarda serata di ieri Kharkiv, distruggendo la stazione degli autobus, spegnendo l'elettricità e interrompendo le forniture di gas. In serata una pioggia di missili si è abbattuta su Dnipropetrovsk, provocando almeno una decina di vittime.
Intanto una nave cargo estone è affondata al largo di Odessa in seguito ad un'esplosione dopo aver colpito una mina. Quattro membri dell'equipaggio risultano dispersi, mentre due sono riusciti a mettersi in salvo. Fonti militari di Kiev fanno sapere che la Marina russa avrebbe costretto la nave cargo, battente bandiera panamense, a entrare in un'area pericolosa del Mar Nero per usarla come scudo e coprire i movimenti delle sue navi da guerra. In direzione di Odessa si stanno muovendo 4 grandi navi da sbarco e la città si prepara all'assalto degli invasori.
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