Immigrati contro poliziotti: paura nel centro di Milano

Tragedia sfiorata, durante un normale controllo un gruppo di stranieri ferisce un agente e un militare

Immigrati contro poliziotti: paura nel centro di Milano

La polizia e i militari aggrediti con biciclette scagliate addosso e addirittura un tentativo (fortunatamente fallito) di strappare un fucile dalle mani di un militare. No, non è Saigon. Ma ieri sera al parco Sempione forse si è sfiorata una carneficina dopo che una pattuglia mista di due militari e due poliziotti ha fermato due senegalesi di 35 e 28 anni per un normale controllo. Sono le 20.30. È subito chiaro che i due non ci stanno tant'è che chiedono l'aiuto di altri africani. E questi a loro volta si avvicinano minacciosi alla pattuglia. All'improvviso, proprio uno dei nuovi arrivati scaglia una bicicletta contro un poliziotto e lo colpisce, mentre un altro tenta di strappare il fucile automatico a un militare. È in questo momento che si sfiora la tragedia, evitata grazie alla reazione di un altro militare che esplode con il suo fucile due colpi in aria. A questo punto i «rinforzi» se ne vanno, la pattuglia blocca i due senegalesi. Un poliziotto ha delle contusioni alla spalla e al ginocchio, mentre un militare ha un occhio tumefatto.

C'è un fortissimo e diffuso malcontento tra le forze dell'ordine, una profonda amarezza sia per le notevoli diversità processuali e penali a cui vengono sottoposti rispetto alla gente comune, sia per quelle morali e sociali.

Archiviato il caso Cucchi con l'assoluzione dei 5 carabinieri, va ricordato che qualche giorno fa, a Mariano Comense (Como), agenti della polizia di Lecco hanno trovato uno spacciatore in auto e lo hanno bloccato. Un poliziotto, l'agente scelto Sebastiano Pettinato, di 33 anni, ha aperto la portiera dal lato del passeggero e ha invitato l'uomo a scendere, va sottolineato, senza usare alcun tipo di violenza. Per tutta risposta l'altro - un marocchino clandestino 19enne arrestato qualche giorno dopo a Milano - ha ingranato la marcia ed è partito, trascinando l'agente per un paio di metri e colpendolo più volte con la carrozzeria dell'automobile. Ora il poliziotto è in coma farmacologico.

Come ha ricordato ieri anche il segretario della Lega Nord Matteo Salvini in un Tweet, però, la storia di Sebastiano non è diventata un caso mediatico, nessuno si è indignato, nessuno ha fatto proposte di legge, come invece è accaduto nel caso Cucchi. Lo spacciatore è stato arrestato e verrà sottoposto a un regolare processo. Fosse accaduto il contrario, ovvero se Sebastiano avesse tentato di fermare lo spacciatore usando la forza, l'agente di polizia avrebbe subito prima un processo mediatico, poi un processo le cui spese di giudizio sarebbero state da lui anticipate e magari mai rimborsate.

«Uno stato forte e autorevole fa precise norme che puniscono severamente i comportamenti dolosi degli operatori di polizia che violano le leggi, ma parallelamente, ci devono essere leggi analoghe che puniscano severamente chi colpisce persone che, come noi, rappresentano lo stato» spiega Massimiliano Pirola, sub commissario del sindacato della polizia di stato Sap a Milano. E continua: «Noi rischiamo la pelle ogni giorno con sforzi immani, con auto che hanno fatto anche 300mila chilometri e non ci lamentiamo mai. Se moriamo la gente pensa che poteva capitare, visto che è il nostro lavoro. Per questo noi ci battiamo per le telecamere sulle divise! Per documentare tutto».

«Questo episodio ripropone il grave dilemma sull'uso delle armi - sostiene Emanuele Brignoli, segretario regionale generale Ugl polizia di stato - Se il poliziotto fa uso della pistola per impedire di essere investito diranno che si è inventato tutto, purtroppo se non usa l'arma si fa molto male, come è capitato al collega di Lecco. Con questo nessuno auspica una situazione come quello che si verifica da tempo negli Usa».

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