Quante volte abbiamo sentito dire che a metà settembre, con i ritmi sostenuti della campagna vaccinale, avremmo raggiunto l'immunità di gregge? Aspettavamo come una liberazione il fatidico raggiungimento di una percentuale di popolazione immunizzata abbastanza alto da proteggere indirettamente anche chi, per i più svariati motivi non è vaccinato, interrompendo la catena di trasmissione.
Ma quel momento non arriverà, perché dal 66% ipotizzato ad inizio pandemia, l'asticella della copertura vaccinale necessaria si è spostata sempre più avanti. Colpa delle varianti che hanno reso il virus più contagioso: con la Alfa la soglia era stata spostata all'80%, poi è arrivata la Delta e a causa della sua più elevata capacità di trasmettersi e di modificarsi, la percentuale necessaria per raggiungere di immunità di gregge è salita al 90%. Un obiettivo che purtroppo non è realistico, dal momento che ci sarà sempre una quota consistente (intorno al 20%) di italiani che non si vaccinerà, oltre agli under 12 per i quali i sieri in commercio non sono stati ancora autorizzati. È in corso il dibattito sull'estensione della platea ai bambini, che pur non andando incontro a forme gravi di malattia contribuiscono a sostenere la circolazione del virus aumentando il rischio di nuove varianti. Sia Pfizer che Moderna stanno già conducendo dei test su larga scala per richiedere le autorizzazioni alle autorità di regolamentazione. «Di immunità di gregge si può parlare quando tutta la popolazione, di tutte le età, è vaccinata. Adesso noi parliamo di immunità di una fascia d'età che va dai 12 anni in su e quindi ci sono 6 milioni di persone che ne sono prive», è la riflessione di Roberto Cauda, direttore Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma. Il Covid, intanto, continuerà a girare e a colpire chi non è protetto, mentre i vaccinati manterranno una certa immunità che terrà a bada i sintomi gravi. Qualche giorno fa lo aveva ben spiegato Andrew Pollard, direttore del Centro Vaccini dell'Università di Oxford: «Non è possibile raggiungere l'immunità con l'attuale variante Delta. Questo virus non è il morbillo: se il 95% delle persone è stato vaccinato contro il morbillo, il virus non può trasmettersi nella popolazione. Ma la Delta infetterà ancora le persone che sono state vaccinate. E questo significa che chiunque non sia ancora vaccinato a un certo punto incontrerà il virus e non abbiamo nulla che possa fermare completamente quella trasmissione». La variante Delta, purtroppo, ha ridotto l'efficacia del vaccino nel prevenire l'infezione, ma non nel proteggere dai casi gravi della malattia e dalla morte. Ciò significa che anche chi è stato immunizzato con due dose può contagiarsi e contagiare. Un tema sui cui insistono i no-vax per giustificare le loro teorie. Invece, nonostante ci sia la possibilità di reinfettarsi, più si vaccina meno circola l'infezione.
Alla luce di tutto ciò è probabile che venga rivisto il concetto stesso di immunità di gregge, preferendo puntare a rendere la malattia meno pericolosa.
«Una più elevata copertura vaccinale ed il completamento dei cicli di vaccinazione rappresentano gli strumenti principali per prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus sostenuta da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità», ha ricordato l'Istituto superiore di sanità nell'ultimo report.
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