
L'annuncio del presidente americano Donald Trump relativo ai dazi del 30% sui prodotti europei a partire dal primo agosto scuote profondamente il mondo imprenditoriale italiano. Le reazioni delle principali associazioni di categoria non si fanno attendere: allarme per le esportazioni, per la tenuta delle filiere e per i riflessi sui mercati finanziari. Per il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, "serve mantenere la calma e avere i nervi saldi, non possiamo compromettere i nostri mercati finanziari: è ovvio che la lettera arrivata dagli Stati Uniti è una sgradevole volontà di trattare".
Sdegnata Coldiretti con il presidente Ettore Prandini che parla di "colpo durissimo all'economia reale, alle imprese agricole che lavorano ogni giorno per portare qualità e identità nel mondo, ma anche ai consumatori americani". Se i dazi entreranno in vigore, attacca, "non possiamo che constatare il totale fallimento della politica esercitata dalla von der Leyen a danno dei settori produttivi e delle future generazioni. La presidente deve spendersi per una soluzione vera, come non ha ancora fatto".
A denunciare un possibile effetto domino è Simone Bettini, presidente di Federmeccanica: "I dazi al 30% sono una ipotesi devastante per molte delle nostre imprese. Il danno per l'Italia e per la metalmeccanica è inimmaginabile. Gli Stati Uniti sono il secondo mercato dopo la Germania. Questo determina una propagazione e un'amplificazione del danno in maniera esponenziale. Ci aspettiamo che l'Europa metta in campo azioni mirate a prevenire e, nel caso, a compensare gli effetti", ha dichiarato.
Anche Confcommercio si rivolge all'Ue e al governo italiano. "Esplorare strenuamente ogni ulteriore possibilità di negoziato. Insomma, negoziare, negoziare, negoziare", si legge in una nota nella quale si ricorda che "il disavanzo tra Usa e Ue è pari solo allo 0,55% del Pil statunitense; non saranno certamente i dazi a risolvere il deficit di lungo corso della bilancia commerciale Usa".
Nel settore tessile il presidente di Confindustria Moda Luca Sburlati non nasconde la preoccupazione. "Rappresentano una minaccia seria per l'industria italiana della moda. Tuttavia, questa sfida può diventare un'opportunità per rafforzare filiere innovative e sostenibili", ha detto rilevando che "serve un'azione decisa: l'Europa deve muoversi unita e l'Italia dotarsi finalmente di una politica industriale chiara per difendere il primato del Made in Italy".
Durissimo il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini. "I dazi al 30% annunciati da Trump sono un colpo da ko tecnico per il nostro export e per una parte dei distretti produttivi. Trump dimostra di essere un disseminatore di tempesta e di discordia, la Ue la sua solita inefficacia", ha commentato. Anche Luigi Scordamaglia, ad di Filiera Italia, invita a non perdere la calma. "Non cedere all'ennesima provocazione, ma continuare a trattare mantenendo i nervi saldi" il monito.
"I dazi al 30% si andrebbero a sommare alla svalutazione del dollaro, arrivando a pesare ad esempio il 58% su un prodotto come il Parmigiano Reggiano", ha aggiunto confermando la necessità di un negoziato, "anche aumentando le importazioni dagli Usa, ma senza derogare ai requisiti di sicurezza europei; ci si prepari a una riflessione pragmatica anche sulla digital tax". Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha definito la misura "assolutamente inaccettabile" perché "le nostre imprese non potrebbero sopportare un carico di questo tipo".