Coronavirus

Le imprese a Conte: "Servono i soldi del Mes"

Confindustria e altre otto sigle al governo: "Puntare sugli investimenti e non sui sussidi"

Le imprese a Conte: "Servono i soldi del Mes"

Le imprese tornano alla carica e incalzano le istituzioni ad aumentare le risorse per gli investimenti in modo da superare la crisi generata dal lockdown. Proprio a partire dai fondi del Mes. «Esortiamo il governo, il Parlamento e le forze politiche a utilizzare fin da subito tutte le risorse e gli strumenti che l'Europa ha già messo a disposizione, a partire dai fondi per sostenere i costi diretti e indiretti dell'emergenza sanitaria», hanno chiesto ieri in una nota congiunta Confindustria, Abi, Alleanza delle Cooperative, Confapi, Confagricoltura, Ance, Cia , Coldiretti e Copagri. «Non farlo - prosegue il comunicato - sarebbe una scelta non comprensibile e comporterebbe una grave responsabilità verso il Paese, i suoi cittadini, le sue imprese».

L'invocazione è stata determinata dallo «stato drammatico» e dalle prospettive molto incerte della nostra economia richiedono interventi forti e immediati per sostenere la domanda di imprese e famiglie e rilanciare gli investimenti pubblici». Il Recovery Plan da 750 miliardi presentato mercoledì scorso dalla Commissione europea è «rilevante e positivo» ma la disponibilità delle risorse «non è però immediata» perché «il negoziato richiederà ancora alcuni mesi, così come sarà necessaria la presentazione da parte del nostro governo di un solido e credibile piano di riforme» per accedervi. Di qui la richiesta delle imprese aderenti alle associazioni che hanno siglato l'appello a non esitare sull'uso dei 36 miliardi del Mes, dei fondi Bei e anche del Sure, nonché dei 38 miliardi destinati all'Italia dal bilancio 2014-2020 dell'Unione e non ancora spesi.

La «chiamata alle armi» sul capitolo investimenti è giunta dal neo presidente di Confindustria Carlo Bonomi ed è stata appoggiata dall'Associazione bancaria italiana guidata da Antonio Patuelli. Intorno a questa presa di posizione si sono poi ritrovate tutte le altre associazioni invitate a condividere l'appello ieri in tarda mattinata. E per comprendere le ragioni dell'impazienza di Viale dell'Astronomia bisogna tornare alle parole di Bonomi. «Si parla di 700mila, un milione di posti di lavoro a rischio: il lavoro non si può fare per decreto, l'economia è qualcos'altro», aveva detto giovedì scorso aggiungendo che «i posti di lavoro li creiamo solo se c'è crescita, non con i sostegni alla cassa integrazione». La priorità di Confindustria è «rimettere in moto gli investimenti, invece che cercare di accontentare tutti con interventi a pioggia che non funzionano mai».

La critica al governo, quindi, non è tanto diretta alle titubanze pentastellate sull'utilizzo dei fondi del Mes, ma alla scelta di impiegare le ingenti risorse dei dl Cura Italia e Rilancio per cassa integrazione e altri sussidi lasciando solo briciole proprio agli investimenti, ciò di cui il Paese ha bisogno per ripartire. Evidenza sottolineata anche dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali nelle quali si paventa un crollo del 13% del Pil nel 2020.

Cautela è stata espressa, invece, da Confcommercio, unica grande sigla a non firmare la lettera.

Per la confederazione guidata da Carlo Sangalli, prima di richiedere l'attivazione dei fondi europei (compreso il Mes) è necessario attendere l'esito del negoziato sul Recovery Fund che si avvierà proprio nel Consiglio europeo del 19 giugno.

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