Imu-Tasi, finale col botto Per le nostre imprese un salasso da 5 miliardi

Il calcolo della Cgia sull'ultimo pagamento delle tasse sugli immobili: sono gli albergatori i più vessati

S arà pure vero che, per alcune categorie di imprenditori, sarà l'ultima volta. Ma entro il 16 dicembre deve essere onorata la seconda rata di Imu-Tasi. E per le imprese è in arrivo una stangata da 5 miliardi di euro.Il calcolo è dell'ufficio studi degli Artigiani di Mestre. Sebbene non si tratti di una tassa aggiuntiva, ma dell'ultima rata del 2015 dell'imposta sugli immobili, sborsare 5 miliardi - di certo - appesantirà i conti delle imprese.Lo sforzo maggiore sarà richiesto agli albergatori. In media, dovranno versare 6mila euro circa a struttura. Seguono i proprietari dei grandi magazzini commerciali (categoria catastale D8), con poco più di 4mila euro. Le grandi imprese, invece, dovranno versare per le proprie strutture (D7) 3.240 euro.E ancora. Se per i capannoni di minori dimensioni (D1), gli artigiani e i piccoli imprenditori pagheranno poco più di 2.020 euro, per gli uffici e per gli studi privati (A10) i liberi professionisti verseranno un'imposta media di 1.010 euro. Infine, il saldo su negozi (C1) e laboratori (C3) costerà ai commercianti e ai piccoli artigiani rispettivamente 492 e 378 euro.L'ufficio studi della Cgia spiega che è giunto a questi risultati utilizzando, per ciascuna tipologia di immobile strumentale, le aliquote medie risultanti dall'analisi delle delibere dei Comuni capoluogo di provincia pubblicate sul sito del Dipartimento delle Finanze. Per ogni tipologia di immobile sono state utilizzate le rendite catastali medie ricavate dalla banca dati dell'Agenzia delle Entrate. Spiega Paolo Zabeo, coordinatore del centro studi della Cgia di Mestre che «dal 2011, ultimo anno in cui abbiamo pagato l'Ici, al 2015, l'incremento del carico fiscale sugli immobili a uso produttivo e commerciale è stato spaventoso».Nel periodo citato da Zabeo l'incremento del carico fiscale al lordo del risparmio fiscale sugli uffici ha toccato il 145,3%. Per i negozi l'aumento è stato del 140,5 per cento, per i laboratori artigianali del 109,6%, mentre per gli alberghi, per i grandi magazzini commerciali e per i capannoni industriali il prelievo è quasi raddoppiato.Nel 2015 la situazione è stata particolarmente difficile soprattutto per i proprietari di capannoni. «Dall'analisi delle delibere prese quest'anno dai Comuni capoluogo di provincia - prosegue Zabeo - abbiamo rilevato che il 68% ha applicato sui capannoni un'aliquota Tasi + Imu pari o superiore al valore massimo. Ricordo che gli enti locali possono superare l'aliquota massima del 10,6 per mille di altri 0,8 punti, nel rispetto di precisi vincoli e con l'avvertenza che il maggior gettito vada ad abbassare il carico fiscale alle famiglie bisognose».In più, il capannone - ricorda - non viene esibito dall'imprenditore come un elemento di ricchezza, bensì è un bene strumentale che serve per produrre valore aggiunto, dove la superficie e la cubatura sono funzionali all'attività produttiva esercitata.

«Accanirsi fiscalmente su questi immobili - commenta - come è avvenuto in questi ultimi anni, non ha alcun senso, se non quello di fare cassa, danneggiando l'economia reale del Paese e, conseguentemente, l'occupazione».

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