Mondo

"Inaccettabile per Putin cacciare Assad dalla Siria"

Il direttore dell'Istituto russo di studi strategici, Leonid Reshetnikov: "Israele sottovaluta l'Isis ma è un errore strategico"

"Inaccettabile per Putin cacciare Assad dalla Siria"

Il think tank «Il Nodo di Gordio» ha intervistato il Direttore dell'Istituto russo per gli Studi strategici, il Ten. Gen. Leonid Reshetnikov, sulle scelte strategiche di Mosca dal punto di vista militare e geopolitico nei confronti del Terrorismo islamico in Siria. Ne pubblichiamo qui di seguito un estratto.

Secondo alcune analisi, si potrebbe prospettare una divisione della Siria in tre zone: l'area degli alawiti, lasciata al governo di Assad, il Kurdistan indipendente, e la vasta regione a maggioranza sunnita dove giocare la partita fra le milizie jihadiste dell'Is e il Fronte finanziato e sostenuto dagli Occidentali. Una prospettiva che potrebbe non dispiacere a Washington. Mosca come vedrebbe tale possibilità?

«Per Mosca è inaccettabile. L'ardente conflitto limitrofo ad una «zona alawita» soggetta a condizione sarà una fonte costante di problemi regionali - troppi interessi geopolitici si incrociano in Siria. Per quanto riguarda il Kurdistan siriano, i rappresentanti delle autorità locali cercano il raggiungimento dell'autonomia cantonale, la cui formazione è possibile solo a seguito della cessazione del conflitto armato».

Ormai è chiaro come solo una coalizione con a capo Russia ed USA, potrebbe contrastare il Califfato in Siria. Quali le possibilità di riuscire a realizzarla? E quali sono i punti fermi sui quali Mosca non intende cedere?

«Mosca non ha intenzione di abbandonare il sostegno a Bashar Al-Assad. La sua fuoriuscita è la richiesta degli Stati Uniti, dell'Ue, della Turchia e dell'Arabia Saudita. Tuttavia, per la Russia questa condizione è inaccettabile. Il Presidente e il governo sono le uniche fonti di legittimità di fronte della guerra civile. Senza di loro la Repubblica araba siriana è destinata a crollare perché non esistono autorità alternative in questa fase. I jihadisti devono essere respinti e solo allora possono iniziare cambiamenti sistemici nella vita politica interna della Repubblica. L'immediato smantellamento proposto dagli Usa non farà che aggravare la situazione. Non abbiamo bisogno di un'altra Libia».

Una maggiore presenza russa nel Vicino Oriente comporta qualche cambiamento nei rapporti con i Paesi della costa Nord del Mediterraneo?

«È troppo presto per parlare di risultati. È evidente che nel contesto della migrazione di massa dei residenti siriani e iracheni verso l'Ue, le azioni della Russia, che cercano di evitare che il punto di infiammabilità di questa attuale crisi in Medio Oriente si diffonda, sembrano più logiche e giustificabili delle azioni della coalizione occidentale».

C'è il rischio che nel caos siriano le milizie israeliane si scontrino con l'esercito russo?

«L'esercito russo non è coinvolto in attività di combattimento dirette sul territorio della Repubblica. La Russia poi sostiene il governo siriano, non Hezbollah, della cui espansione Tel-Aviv teme. Non vi è quindi alcuna base per contrasti tra i militari russi e israeliani. Vorrei anche sottolineare che esperti israeliani continuano a non prendere il problema della proliferazione dell'Isis troppo sul serio, credendo che Hamas rappresenti un pericolo molto più grande per Israele. Questo punto di vista non è molto lungimirante. Un atteggiamento sprezzante nei confronti del problema dell'Isis potrebbe in futuro dare origine a una nuova ondata di terrorismo, volto a destabilizzare Israele».

L'inaugurazione, a Mosca, della più grande moschea europea, è un segnale di apertura al mondo islamico o è solo una risposta ad una domanda interna della Russia?

«La Russia è stata a lungo aperta non solo al mondo «islamico», ma a tutto il mondo».

Daniele Lazzeri
Chairman del "Nodo di Gordio"

Commenti