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Incassare 19 miliardi con le privatizzazioni? Sogno-truffa del governo

Piano impossibile per evitare l'aumento Iva Nel 2018 soltanto due milioni dalle vendite

Incassare 19 miliardi con le privatizzazioni? Sogno-truffa del governo

Il destino del governo, oltre che dagli umori sempre più instabili di M5s e Lega, dipende anche da un paio di cifre entrambe molto pesanti. C'è sicuramente l'aumento dell'Iva da disinnescare nel 2019, che da solo vale 23 miliardi. Ma tra gli impegni che il governo ha preso con l'Unione europea c'è anche un piano di privatizzazioni senza precedenti. Sono 19 miliardi in cessioni di partecipazioni e immobili pubblici. Obiettivo da realizzare quest'anno. Ambizioso oltre ogni immaginazione.

Basti pensare che nel 2018 i proventi da privatizzazioni sono stati solo due milioni di euro. Guardando ad annate più fortunate, nel 2015 l'Italia scalò le classifiche dei paesi più propensi a privatizzare battendo il Regno unito con 11,24 miliardi di euro in cessioni. Nel paniere di asset ceduti Poste (3,4 miliardi), Enel (2,18 miliardi). Un anno straordinario. Ma, stando agli impegni confermati dal Def, l'esecutivo M5s e Lega si è messo in testa di superare, e di molto, il governo Renzi vendendo sul mercato pezzi di società partecipate e immobili pubblici. Peccato che i margini di manovra siano strettissimi.

Per quanto riguarda le società quotate in borsa, Le Fonti ha stimato che le partecipazioni dello Stato valgano 23,59 miliardi (dati di fine marzo).

Per centrare l'obiettivo dl governo per il 2019 bisognerebbe venderle tutte. Difficile visto che dentro ci sono asset poco interessanti per il mercato e altri che rappresentano attività strategiche, non cedibili.

C'è il 68% di Mps, che vale meno di un miliardo, il 53% di Enav (1,39 miliardi), il 23,6% di Enel (13 miliardi), il 4,3% di Eni (2,47 miliardi), il 30% di Leonardo (1,8 miliardi) e il 29,2% di Poste (3,3 miliardi).

Lo stesso ministro dell'Economia Giovanni Tria all'indomani della presentazione del Def ha assicurato che il governo valuterà di «mettere sul mercato parti di quanto detenuto dallo Stato senza mettere in discussione il controllo pubblico». Margini minimi, quindi.

Non va meglio per la vendita degli immobili pubblici. Il valore è in teoria immenso (poco meno di 500 miliardi di euro), ma la parte vendibile si riduce molto. Il governo punta a 1,8 miliardi ma realisticamente, sempre che tutti i piani dell'esecutivo vadano in porto, la cifra che potrà entrare nelle casse dello Stato a beneficio della riduzione del debito pubblico, sarà inferiore al miliardo di euro. Quasi tutti provenienti dal piano di valorizzazione delle caserme.

L'obiettivo di ottenere 19 miliardi è «del tutto o in parte inattuabile» anche per l'Ufficio parlamentare di bilancio. Un giudizio che peserà nel giudizio dell'Ue sui conti e sulle riforme che arriverà a giugno.

Insomma, la privatizzazione sono «un imbroglio contabile», commenta Renato Brunetta di Forza Italia. In particolare sugli immobili «tutti conosciamo i fallimenti delle cessioni di questi anni. Impensabile farle nelle condizioni attuali. Il rischio più che concreto è non trovare nessuno che compri. Sono alla canna del gas». Senza contare un problema politico. L'obiettivo privatizzazioni sottoscritto dal ministro Tria potrebbe essere sfuggito alla maggioranza che va in direzione opposta. Ad esempio con la ristatalizzazione di Alitalia.

«Forse - ironizza Brunetta - intendono vendere partecipazioni in società che fanno profitti e statalizzare quelle che perdono».

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