Inchiesta sugli appalti: scoppia il caso Marino

La metropolitana C di Roma nel mirino dei pm. Spuntano tre riunioni tra il sindaco e Incalza, il super manager agli arresti. Il ruolo dell'imprenditore indagato Burchi

Inchiesta sugli appalti: scoppia il caso Marino

Che cosa sa Ignazio Marino di quello che succede nei cantieri della Metro C? Il sindaco di Roma secondo una fonte confidenziale avrebbe incontrato, in almeno tre occasioni, il supermanager delle Infrastrutture Ercole Incalza, per affrontare la questione della terza linea di metropolitana della Capitale. Solo che adesso non soltanto Incalza, nel frattempo, è stato arrestato per una presunta gestione personalistica degli appalti della grandi opere, alle quali avrebbe garantito, secondo i magistrati, strade privilegiate in cambio dell'affidamento della direzione lavori all'imprenditore e sodale Stefano Perotti, finito anche lui dietro le sbarre.

Ma proprio quella monumentale opera è nel mirino della magistratura. Dall'inchiesta fiorentina sono infatti saltate fuori intercettazioni e contatti che riguardano la Metro C. Tanto che le toghe toscane hanno trasferito ai colleghi della capitale gli atti relativi alla metropolitana «più costosa d'Europa», per dirla con la Corte dei Conti, che indaga sull'opera i cui costi sono lievitati di 700 milioni di euro.

I protagonisti loro malgrado di questa storia sono il sindaco Marino, il suo assessore alla Mobilità Guido Improta, gli stessi Incalza e Perotti (che fino al giorno dell'arresto era stato appunto direttore dei lavori della tratta T3 della Metro C) e l'ex ad di «Roma Metropolitane» Federico Bortoli, poi passato a responsabile dell'area legale della stessa società partecipata dal Campidoglio.

Nelle carte fiorentine viene fuori che Guido Improta ha proposto a gennaio 2014 l'incarico di amministratore unico di Roma Metropolitane a Giulio Burchi, imprenditore indagato e molto loquace, per «azzerare tutto». Burchi non andrà a ricoprire quell'incarico, ma in altre intercettazioni racconta alcuni dettagli interessanti sulla «grande opera» in salsa romana. Un mese dopo, per esempio, parlando di Perotti, Burchi racconta che proprio il potente Incalza «gli ha fatto avere un lotto che non volevano dargli a tutti i costi quando c'era ancora Bortoli della... di Roma Metropolitane». E Perotti deve essere soddisfatto dell'incarico se, intercettato, racconta che a «quello della Metro C» è meglio continuare a mandargli lo champagne.

Ma torniamo a Bortoli. Il manager s'era dimesso da Ad della partecipata che si occupa di progettazione e costruzione delle metropolitane di Roma già nel 2012, all'epoca di Alemanno, assumendosi la responsabilità del ritardo nei tempi di consegna. Ma era rimasto comunque in Roma Metropolitane, sedendo nel Cda e come capo dell'ufficio legale.

Proprio l'ufficio legale di Roma Metropolitane, quello di Bortoli, dà parere negativo a un documento chiave della storia recente della Metro C. L'«atto attuativo», voluto fortissimamente da Improta e con Marino «al corrente di tutto», come tenne a sottolineare lo stesso assessore dopo le prime polemiche. Ossia una sorta di accordo tombale con il consorzio Metro C, per mettere la parola fine ai contenziosi e ripartire con i lavori, ma che ha comportato un ingiustificato ulteriore aumento di costi per 90 milioni di euro a carico del Campidoglio (un 3,75% in più riconosciuto ai costruttori), tanto da avere appunto attirato già in autunno dell'anno scorso l'attenzione della magistratura contabile e di quella ordinaria.

Dunque l'area legale di Roma Metropolitane, che avrebbe secondo buon senso dovuto produrre materialmente l'atto, invece oppone il suo no alla firma sul documento. Che il 9 settembre 2013 viene siglato lo stesso. Invece degli avvocati di Roma Metropolitane l'ha scritto un legale esterno, Francesco Sciaudone, dello studio Grimaldi. Una delle anomalie che era saltata agli occhi degli inquirenti.

E Bortoli? L'uomo che a sentire Burchi aveva tentato di arginare l'ascesa di Perotti alla direzione dei lavori della tratta T3, Amba Aradam-Colosseo, finisce defenestrato lo scorso autunno.

Con disonore: «In data odierna Federico Bortoli ha lasciato Roma Metropolitane in maniera non consensuale perché il Cda ha ritenuto di non volersi più avvalere del suo apporto professionale». Firmato Guido Improta, assessore di Ignazio Marino.

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