È il tempo della gestione duale e dell'era Toti-Carfagna. Dentro Forza Italia scoppia la pace e si raccolgono le energie per ripartire invertendo la fase discendente. Serviva una scossa per riportare fiducia tra i dirigenti nazionali e territoriali, oltre che tra le truppe parlamentari, sempre più tentate dalle sirene salviniane e meloniane. E Silvio Berlusconi, dopo essersi consultato con le persone a lui più vicine, in politica come in famiglia, decide di sparigliare rinnovando e recuperando chi, come Giovanni Toti, sembrava da mesi a un centimetro dall'addio. E ora anche la discussa iniziativa di Toti a Roma il prossimo 6 luglio è vista con un altro occhio. «Parteciperò all'incontro - ha infatti detto la Carfagna -. Giovanni ha riqualificato l'evento che ora ha un carattere unitario».
Il colpo di scena matura nell'arco dell'ultima settimana. Da qualche giorno, infatti, filtravano voci sulla volontà del presidente di Forza Italia di dialogare con il governatore ligure prima che la sua convention romana lo spingesse oltre il punto di non ritorno. Tra i dirigenti azzurri regnava lo scetticismo, ma alla fine il Cavaliere è riuscito a rimettere insieme i tasselli del puzzle e unire in un progetto comune le varie anime azzurre, tenendo sotto lo stesso tetto l'ala più filo-salviniana e quella con un ancoraggio moderato. È chiaro che in prospettiva rimangono molti nodi da sciogliere. Toti punta con forza sulle primarie e non può permettersi di abbassare la guardia perché rischia di perdere le sue truppe, composte da molti ex azzurri arrabbiati. Mara Carfagna invece preferirebbe il format del congresso. I due coordinatori ieri si sono incontrati a Roma per avviare il lavoro.
Difficile rinunciare a un meccanismo che coinvolga elettori e simpatizzanti, Bisogna però capire come si voterà, se ci sarà la possibilità di usare Internet, e se sì con quali regole e garanzie. Inoltre è necessario stabilire se i coordinatori verranno eletti dagli eletti nei comuni. Il problema è che il proliferare di liste civiche non rende facile stabilire chi ha diritto di votare e chi no.
Giovanni Toti, intervenendo a Un giorno da pecora su Radio Uno, dimostra di avere già le idee chiare su come muoversi. «Le primarie pretendo siano fatte al più presto, serve un bagno di democrazia altrimenti non resto un giorno di più, al massimo possono essere fatte a ottobre o novembre. Non bisogna coinvolgere solo gli iscritti ma chiunque voglia avvicinarsi al nostro mondo, noi siamo dei traghettatori. La mia vera rivoluzione è che non partecipino solo gli iscritti, ma tutti coloro che se ne sono andati».
«Occorre, quindi, andare a una stagione aperta, senza tessere e gradi, di grande confronto, con elezioni di popolo che riportino all'interno del nostro partito - aggiunge a margine della conferenza delle Regioni - tutti coloro che se ne sono andati negli anni. Serve che il cambiamento nazionale prosegua nelle nostre regioni e nelle nostre province. Mi sembra che la nomina mia e di Mara rappresenti un passo avanti per tutti, senza che nessuno abbia dovuto fare passi indietro: una buona soluzione nella consapevolezza che è il primo passo di una lunga marcia che ci attende».
Il passo ulteriore è la definizione del messaggio politico. «Adesso, dobbiamo tornare a parlare chiaro ai cittadini con un posizionamento chiarissimo nel centrodestra senza alcun tentennamento, con quella attenzione verso i ceti produttivi e le classi medie che sembrano un po' disperse». Quindi «grandi opere, guerra alla burocrazia, potere d'acquisto dei salari delle classi medie, competitività del mondo dell'impresa. Tutte cose che in questo anno hanno segnato un po' il passo e lo dimostra anche il nervosismo di tutte le associazioni d'impresa di questo Paese».
Il nostro compito di prospettiva è quello di «ricostruire un centrodestra che alla prima occasione utile, quando questo governo finirà la sua storia, possa candidarsi credibilmente e chiedere agli italiani la fiducia per tornare al governo. Questo è l'obiettivo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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