RomaSono ore ad alta tensione per Silvio Berlusconi. Non solo per lo scontro con Raffaele Fitto andato in scena durante l'ufficio di presidenza, ma pure per il nascere di un certo attrito con Matteo Renzi sulla riforma della legge elettorale. Non è chiaro il merito del contrasto - c'è chi dice riguardi possibili modifiche al testo figlio dell'accordo tra Pd e Forza Italia - ma i rispettivi entourage non nascondono che il quadro sia «in evoluzione», con scenari diversi all'orizzonte. Il patto del Nazareno, insomma, potrebbe anche scricchiolare.
E forse è proprio per questo che negli ultimi giorni c'è stata una decisa accelerazione nei contatti tra piazza San Lorenzo in Lucina e alcuni esponenti di Ncd. Non i vertici del partito di Angelino Alfano - perché Berlusconi li considera dei «traditori» e pure Paolo Romani conferma che «Forza Italia non farà alleanze con Ncd» - ma singoli parlamentari. Sono loro ad aver bussato a Palazzo Grazioli manifestando la disponibilità ad un cambio di passo. L'idea è di una pattuglia di senatori - tra i 9 e gli 11 - che stanno pensando di lasciare Alfano per costituire un gruppo autonomo a Palazzo Madama, gruppo che rientrerebbe nell'orbita berlusconiana. Un'operazione su cui si ragiona da settimane ma che avrebbe subito un'accelerazione mercoledì, quando Denis Verdini ha avuto un lungo faccia a faccia con il senatore Antonio Gentile.
E proprio la Calabria potrebbe essere l'epicentro della diaspora da Ncd al gruppo dei cosiddetti Sudisti (così già si autodefinisce, scherzando, la pattuglia di calabresi, siciliani e campani che potrebbero confluirvi). Alle regionali che si terranno fra poco, infatti, è molto probabile che sia il senatore Gentile che l'ex governatore Giuseppe Scopelliti - i due portatori di voti di Ncd - decidano di presentare delle liste civiche, primo passo verso un'uscita. E anche a Roma il trasloco sarebbe verso un gruppo parlamentare terzo in cui entrerebbero - tra gli altri - Gentile, Piero Aiello, Giovanni Bilardi, Antonio D'Alì, Nico D'Ascola e Guido Viceconte. In questo modo, nessuno potrebbe imputare a Berlusconi di portare via voti alla maggioranza ma, allo stesso tempo, l'ex premier avrebbe uno strumento di pressione nei confronti di Renzi. D'altra parte, sono mesi che da Ncd bussano a Palazzo Grazioli e se davvero lo scenario è destinato a cambiare l'offerta non può più essere ignorata.
Anche perché se Berlusconi e Renzi dovessero andare al braccio di ferro è chiaro che il secondo punterebbe a riformare la legge elettorale e poi al voto mentre il primo guarderebbe decisamente con più interesse un ritorno alle urne con il Consultellum.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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