Non si era mai vista in Italia, una operazione di perquisizioni a tappeto di 100 sedi di un partito politico- in questo caso la Lega di Salvini- alla ricerca di 49 milioni di euro, che dovrebbero essere confiscati, in conseguenza della condanna del segretario del partito del lontano passato Umberto Bossi e dell'allora segretario amministrativo. Sarà pure legittima, questa operazione a tappeto, come si sostiene. Ma essa, per la sua dimensione, nello spazio e nel tempo, dà una strana sensazione, in uno stato basato sul rispetto del diritto di proprietà privata, in cui siffatti eventi dovrebbero esser episodi eccezionali. La tesi per cui questo sequestro a raggio ampio è legittimo e necessario, si basa sulla argomentazione che il sequestro è sempre una misura amministrativa e non una misura penale, anche se è causato da una responsabilità penale accertata con una sentenza riguardante un reato previsto dal codice penale. Ora mentre nel diritto penale le norme hanno sempre una interpretazione restrittiva, nel diritto amministrativo ciò non è necessario. Così è stato possibile ampliare il sequestro anche a beni nelle sedi periferiche e nelle associazioni connesse e anche a quelli acquisiti in tempi successivi alla gestione di Umberto Bossi. Questa formulazione di per sé discutibile, è stata stiracchiata sino ad applicarla alle donazioni attuali e future favore della Lega che niente hanno a che fare con quel reato e coi beni connessi. L'estensione in «perpetuo» alle donazioni a venire costituisce una palese violazione del diritto costituzionale di proprietà, poiché impedisce al proprietario di un bene, il donatore, di farne l'uso che crede, che è protetto dalla Costituzione, salvo quando è contrario a finalità sociali. Donare una somma a un partito non contrasta di certo con i fini sociali. L'impedire l'esercizio di questo diritto, invece, contrasta con i fini sociali, costituzionalmente garantiti. La tesi del ministro della giustizia per cui «tutte le sentenze si rispettano» dimostra che egli ignora che in democrazia vi è l'equilibrio dei poteri. Il potere giudiziario non è più sacro del potere esecutivo e questo non è più sacro del potere legislativo e viceversa. Anche il potere giudiziario non può esondare dai suoi limiti togliendo ai cittadini l'esercizio del diritto di proprietà.
In particolare questa ablazione del diritto di proprietà è molto delicata quando esso è esercitato dai cittadini per finanziare un partito per esprimere, liberamente, come elettori, la propria sovranità democratica. I diritti di libertà necessari per la democrazia rappresentativa e i diritti di libertà economica vanno assieme e assieme cadono. Così sostenne Einaudi in un celebre dibattito con Benedetto Croce. Comunque, è bene considerare che non tutti hanno questo credo.
Pertanto suggerisco che le donazioni in denaro alla Lega, sin che questo pasticcio non sia risolto, siano fatte sotto forma di prestito a tasso zero di durata indeterminata e che le dazioni di beni siano compiute con comodati gratuiti. Cosi, questi beni destinati all'attività del partito, non potranno esser sequestrati, non trattandosi di proprietà sue ma di altri soggetti, singoli o fra di loro associati.
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