Cronache

Indagato il primario dell'ospedale: in meno di un mese 33 morti sospette

La causa sempre la stessa: infezione. Il medico: "Tutto normale"

Indagato il primario dell'ospedale: in meno di un mese 33 morti sospette

«Mia sorella Fernanda aveva 83 anni, ma era una donna attiva, autonoma - spiega Pietro Ballerini - viveva sola a casa sua e non aveva bisogno di nessun aiuto. É entrata in ospedale per una frattura al femore ma lì dentro si è fatta massacrare. É entrata sana ed è uscita morta. Ora voglio sapere la verità». Stefano, 56 anni e suo padre Pietro di 92 sono anche loro deceduti sembra sempre per un infezione intestinale. E il cugino Massimo Evangelisti, non se ne fa una ragione: «Stefano era ricoverato perché aveva dolori alla gamba danneggiata in un incidente ma per noi è stata una sorpresa quando ci hanno detto che era morto per un'infezione. Suo padre Pietro era un vecchietto che stava bene, ricoverato per accertamenti vista l'età, ma poi anche lui ha contratto un'infezione intestinale».

Tre storie con un unico punto in comune, cause di decesso non legate alla patologia per cui i tre pazienti sono entrati al Noa, il nuovo ospedale delle Apuane. Tre storie che vanno a sommarsi agli altri trenta decessi in soli 21 giorni, dal 20 dicembre 2017 al 10 gennaio 2018. Evento anomalo o solo sfortuna? La procura di Massa vuole vederci chiaro. Ha aperto un fascicolo sulle morti sospette e al primario di Medicina generale, Alessandro Pampana, è stato notificato un avviso di garanzia.

Un atto formale, ha spiegato il procuratore Aldo «non potendo procedere contro ignoti, visto che il reparto in questione ha di fatto un responsabile». Sono state sequestrate le cartelle cliniche, l'ipotesi di reato è l'omicidio colposo di 33 pazienti. «Se c'è stato errore umano ce lo diranno le perizie».

L'artefice del terremoto sanitario è il presidente del Consiglio comunale di Massa, Stefano Benedetti, di Forza Italia contattato dai parenti dei pazienti. «Sono soddisfatto che si sia mossa la Procura così sapremo la verità» spiega Benedetti turbato da quanto è venuto a sapere dai familiari dei deceduti. «Mi hanno raccontato spiacevoli situazioni in reparto, come quello dell'infermiera che, con gli stessi guanti, passava a lavare un paziente dopo l'altro che avesse diarrea o meno».

Ma se quello può essere stato un errore, a Benedetti non va giù che ben 33 pazienti siano morti per la stessa causa: infezione intestinale. «Io non contesto la fase finale del decesso, ma la fase iniziale dell'infezione. Come mai così tante persone hanno avuto la stessa patologia?».

Il primario Alessandro Pampana, nel gennaio scorso aveva risposto a Benedetti: «Il dato dei decessi è sovrapponibile a quello rilevato nelle medicine degli ospedali dell'area che hanno struttura, organizzazione e quantità di accessi paragonabili».

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