Coronavirus

Industriali contro il governo: non ha progetti per la ripresa

Il presidente designato di Confindustria Bonomi: «Mai contrapposti lavoro e salute. Sbloccare ora le grandi opere»

Industriali contro il governo: non ha progetti per la ripresa

Confindustria torna a essere protagonista del dibattito politico ribadendo la necessità di mettere al centro le imprese per l'uscita dal Paese dalla grave crisi che lo sta affliggendo. E il presidente designato di Viale dell'Astronomia, Carlo Bonomi, lo ha fatto non lesinando critiche alla gestione dell'emergenza da parte del governo Conte. «Sono 5 settimane che chiedo come intendono riaprire, siamo alla soglia del 4 maggio senza sapere come si farà», ha dichiarato a Mezz'ora in più aggiungendo che «è dal 5 aprile che io chiedo qual è il metodo per arrivare alla riapertura e non tanto la data della riapertura e ad oggi non ho ancora avuto una risposta. Stiamo arrivando alla fatidica soglia del 4 maggio senza sapere ancora quale sarà il metodo». Poche ore prima della conferenza stampa del premier Conte, Bonomi ha voluto comunicare il proprio orientamento. «Mi aspetto che domani mattina (oggi; ndr) almeno le imprese che hanno la capacità di rispondere agli accordi di sicurezza e sono nelle grandi catene del valore aggiunto dell'export possano riaprire, perché stiamo perdendo quote di mercato e molte di esse non le riacquisteranno», ha detto.

«Non è mai stata nelle corde di Confindustria la contrapposizione fra l'economia e la salute», ha precisato puntualizzando che «non si mette in sicuro la salute dei lavoratori chiudendo le imprese, ma dipende da come modifichiamo e mettiamo in sicurezza le imprese per garantire la salute dei lavoratori». Con la sua caratteristica vis polemica Bonomi a voluto mettere l'accento sulla prevalenza generalizzata di un «sentimento fortemente antindustriale» rimarcando che «bisogna avere tutti l'onestà intellettuale e la correttezza di affrontare questo tema» della ripartenza «con la voglia di stare uniti e coesi con la voglia di guardare al futuro e non con lo specchietto retrovisore: servono meno slogan, meno frasi fatte e dare una maggiore concretezza». Insomma, «serve condivisione fra politica, mondo delle rappresentanze datoriali e sindacali: basta riunioni con 60 sigle a Palazzo Chigi, dobbiamo cambiare questo Paese e mettere al centro le persone».

Il futuro presidente di Confindustria ha evidenziato che «nessuno sta progettando la fase 3, quella dei grandi investimenti, sul territorio», anticipando una serie di proposte che gli imprenditori formuleranno a settembre. Occorre sbloccare le opere pubbliche. Per quanto riguarda le misure da adottare a breve, l'accento è stato posto sulla liquidità, mentre nessuna critica particolare è stata mossa all'Europa. «Sta facendo quello che deve fare», ha tagliato corto.

Qualche riserva è stata, invece, espressa sulle idee proposte dal Ceo e consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, per accelerare la ripresa ossia social bond con garanzie reali pubbliche e rientro dei capitali. «Comprendo che le banche vogliano frazionare il rischio, ma Confindustria si è sempre battuta per coloro che pagano le tasse», ha commentato precisando che «chi evade le tasse deve essere sanzionato».

Immediata la replica di Messina. «Le tasse vanno pagate da tutti», ha ribattuto aggiungendo che «resta il fatto che il rientro in Italia di capitali detenuti all'estero, anche lecitamente, e il loro investimento nelle aziende per ridurre il ricorso alle garanzie statali, o la sottoscrizione di titoli di Stato che sostengano progetti sociali che contrastino l'aumento della povertà, darebbe un importante contributo al Paese».

Il Ceo di Intesa ha infine ricordato che l'istituto di credito è «il principale investitore privato» in obbligazioni del Tesoro «con titoli in portafoglio per complessivi 85 miliardi di euro».

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