"Infastidiva la mia fidanzata e l'ho ucciso"

Confessa il killer del senegalese: alle spalle ha già una condanna per omicidio

"Infastidiva la mia fidanzata e l'ho ucciso"

Milano «Futili motivi»: né questioni razziali né questioni di droga quindi dietro l'omicidio di Assane Diallo, senegalese 54enne freddato a Corsico con dieci colpi di pistola. Nella tarda serata di domenica si è presentato ai carabinieri, che avevano già trovato l'arma del delitto ed erano sulle sue tracce, Fabrizio Butà. L'uomo, 47 anni e alle spalle una condanna per omicidio, conosceva la vittima e avrebbe ucciso perché Diallo gli chiedeva spesso denaro e dava fastidio alla sua compagna.

La donna di 36 anni, Michela Falcetta, era presente al delitto. È stata arrestata insieme a Butà ed è accusata di favoreggiamento, detenzione in concorso di arma illegale e detenzione di droga a fini di spaccio. La pistola 9 per 21 con la matricola abrasa che ha ucciso Diallo infatti era nel suo garage, in un palazzo popolare della cittadina alle porte di Milano a pochi passi dal luogo dell'omicidio, e c'erano anche 70 grammi di cocaina. Butà, di origini calabresi e per gli inquirenti dedito allo spaccio da quando cinque anni fa è uscito di prigione, ha confessato davanti al pm Christian Barilli. La ricostruzione dei fatti è quasi tutta affidata al 47enne, visto che non ci sono testimoni né riprese di sorveglianza. I due uomini si erano dati appuntamento venerdì sera in un giardinetto di via Querce, per risolvere le questioni in sospeso. «Gli ho detto chiaramente - ha spiegato il pregiudicato - di procurarsi una pistola, perché io ce l'avevo». La resa dei conti sarebbe arrivata dopo l'ennesima richiesta di soldi del buttafuori senegalese a Michela Falcetta. Un comportamento che aveva fatto infuriare il compagno di lei. «Gli ho detto: Chiedile scusa e la finiamo qua. Ma lui - ha continuato Butà - invece ha fatto qualche passo verso di me. Ero convinto che fosse armato, ho estratto la pistola e l'ho colpito». Non solo: «Mi ha fischiato, come se fossi un cane, e mi ha chiesto 5 euro». Infine: «Non mi pento di quello che ho fatto, Assane mi ha sfidato».

La vittima e la coppia si frequentavano abitualmente, erano clienti dello stesso bar. «Diallo era un conoscente e amico - ha detto ancora al pm l'arrestato -. Con lui parlavamo di tante cose, tra cui politica, economia, cultura. Ultimamente però aveva un atteggiamento un po' asfissiante». Secondo gli investigatori, Butà ha dato appuntamento all'amico con la chiara intenzione di ucciderlo. Ha portato a termine con freddezza una vera esecuzione.

Il 47enne, che per il delitto del 1998 aveva scontato 15 anni ed era molto temuto nella sua zona, risponde di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Oggi per lui e la convivete è in programma l'interrogatorio di convalida davanti al gip Luigi Gargiulo. La coppia è difesa dall'avvocato Giulia Geradini.

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