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Insulti "maschilisti" alla Boldrini: perché è stato condannato il leghista

La Procura di Savona ha depositato le motivazioni della sentenza di condanna al sindaco leghista di Pontinvrea (Sv), Matteo Camiciottoli, per avere diffamato Laura Boldrini. Il suo un "armamentario dialettico tipicamente maschilista"

Insulti "maschilisti" alla Boldrini: perché è stato condannato il leghista

"Non si tratta, in effetti, dell’augurio di uno stupro, come sostenuto dalla parte civile, ma del ricorso ad un armamentario dialettico tipicamente maschilista". Questo il passo più significativo delle motivazioni della sentenza con cui la Procura di Savona, lo scorso gennaio, ha condannato il sindaco leghista di Pontinvrea (Savona), Matteo Camiciottoli, a 20 mila euro di multa per diffamazione nei confronti di Laura Boldrini. Come riporta Il Secolo XIX, nelle motivazioni della sentenza si legge che "il contenuto del post pubblicato, niente ha a che vedere con la posizione politica del Camiciottoli sull’immigrazione ed è una semplice aggressione personale alla Boldrini quale donna".

Secondo i giudici, "l'armamentario dialettico tipicamente maschilista" dal quale Camiciottoli avrebbe pescato le sue frasi diffamatorie - "Gli stupratori seriali di Rimini? Potremmo dare loro gli arresti domiciliari a casa della Boldrini, magari le mettono il sorriso...", questa la frase scritta su Facebook dal sindaco per cui l'ex presidente di Montecitorio ha sporto querela - "secondo cui, da un lato, una donna si contrasta più efficacemente, con battute allusive a sfondo sessuale (destinate a far sorridere un pubblico maschile, mettendo la donna al proprio posto) e dall’altro lo stupro non sarebbe in fondo cosa sgradita alla donna".

Dunque, secondo i giudici savonesi, le parole di Camiciottoli hanno "leso l’onore e la reputazione" di Laura Boldrini, "presa di mira, attaccata e dileggiata nei suoi aspetti più intimi" di donna.

Oltre ai 20 mila euro di multa, il sindaco della Lega è stato condannato a risarcire l'ex esponente di Leu di un importo di pari valore che la diretta interessata, subito dopo la sentenza, ha promesso di devolvere a progetti nelle scuole che possano insegnare ai ragazzi la corretta convivenza in rete e l’educazione civica digitale.

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