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Intanto il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato d'emergenza

La bomba d'acqua non prevedibile, quella frana monitorata ma considerata non a rischio, quel nubifragio troppo localizzato per essere individuato dal meteo. Eventi atmosferici estremi. Eppure. Eppure ci sono tre morti e la procura di Belluno vuole vederci chiaro. Disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Queste le ipotesi di reato a carico di ignoti nell'inchiesta aperta dalla magistratura per fare luce sulle cause ed eventuali responsabilità della tragedia che nella notte del 4 agosto ha travolto la vita di tre turisti in vacanza a San Vito di Cadore. Rimasti intrappolati nel cuore delle Dolomiti, sotto una colata di acqua e detriti. Non dorme, il Cadore. Non dopo quello che è successo a pochi chilometri da Cortina, nella Valle del Boite. Non con quel mostro di rocce, venuto giù dall'Antelao, che ancora minaccia il centro abitato. A poche ore dalla furia del Ru Secco che ha devastato una seggiovia, danneggiato alcune abitazioni, allagato scantinati, distrutto edifici e piste da sci, San Vito si rialza. Con milioni di danni, almeno dieci, secondo le prime provvisorie stime.

Il sindaco, Franco De Bon, è stremato. Ma c'è da mettere in sicurezza quell'ammasso prima che un temporale possa risvegliarlo. Non smette l'elicottero della guardia di Finanza di sorvolare la frana, insieme ai droni dell'università di Bologna. E mentre il governatore del Veneto, Luca Zaia, annuncia che dal consiglio dei ministri arriva «la dichiarazione dello stato di emergenza, e non sarà solo dedicato a San Vito ma anche a tutti gli altri eventi catastrofali accaduti prima, alla luce degli elementi di contiguità che ci sono fra questi eventi», il Veneto si prepara a una boccata ossigeno da 150 milioni di euro promessa dal ministro dell'Ambiente Galletti. «Portiamo a casa un quarto dei 600 milioni che il governo destinerà al Paese perché abbiamo il requisito della cantierabilità» precisa il presidente.

Intanto i carabinieri sono al lavoro sui primi verbali dell'accaduto e sugli atti fa fornire alla procura, che muove i primi passi dell'indagine: «Quando avremo tutte le certezze necessarie - afferma il procuratore capo di Belluno Francesco Saverio Pavone -, allora procederemo, per cominciare a comprendere se ci possono essere delle responsabilità penali». Se due vittime - il riconoscimento del turista ceco, Zdenek Balvin, 54 anni, è stato effettuato dalla moglie, estratta viva dalle lamiere - sono ancora senza nome, un uomo e una giovane donna che un documento di identità ritrovato vicino a uno dei due cadaveri ha indirizzato gli inquirenti a controlli incrociati con la Germania, le ricerche si sono fermate. La speranza arriva dal recupero, da parte dei vigili del fuoco, di tutti i rottami della auto inghiottite sul piazzale della seggiovia san Marco, poco sopra il paese. Otto in tutto. «Sei sono state reclamate, l'ipotesi è che le altre due siano da attribuire alle tre persone coinvolte» riferisce il sindaco. Ma il day after è anche quello delle polemiche. Degli abitanti che con gli occhi di terrore chiedono giustizia. E si domandano «perché l'allarme non sia arrivato».Perché nei bollettini temporali della protezione civile e dell Arpav sidava «probabilità nulla di fenomeni intensi». Quello dell'altra notte rientra «nell'instabilità tipica dell'estate», fanno sapere dall'Arpav.

E poi, San Vito non è Borca di Cadore, dove l'allerta frana invece è partito con sirene ed sms, perché è l'unico comune della zona dotato del costoso sistema.

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