Gli interessi di Renzi bloccano il Paese

L'Italia lamenta di essere lasciata sola dall'Europa di fronte all'immigrazione di massa. Poi il premier dice che l'"Europa non deve mostrare i muscoli"

Gli interessi di Renzi bloccano il Paese

L'Italia lamenta di essere lasciata sola dall'Europa – alla quale chiede invano aiuto - di fronte all'immigrazione di massa ma, poi, il presidente del Consiglio dice che l'«Europa non deve mostrare i muscoli». In realtà, se l'Europa mostrasse i muscoli, aderendo all'invocazione italiana, l'Italia non si sentirebbe, e non sarebbe, più sola. Ma tant'è. La contraddizione fotografa la confusione e la mancanza di idee nelle quali si dibatte la nostra politica dell'immigrazione; che un giorno sostiene una cosa e il giorno dopo l'opposto, secondo come tira il vento. È un difetto non solo del governo - che non ha fatto, e non fa nulla di ciò che ci si aspetta dallo Stato in questi casi e apparentemente non sa che fare – ma anche della congiuntura, cioè del conflitto fra interessi nazionali e interessi del Pd e di Renzi. L'Italia continua ad essere invasa dagli immigrati – che arrivano a frotte e pretendono di usare il nostro territorio come corridoio verso i Paesi del Nord-Europa, che non li vogliono - e che, invece, se rimangono qui, non essendosi integrati e non avendo un lavoro, si trasformano facilmente in criminalità. Non sappiamo come uscirne, stretti fra gli interessi corporativi a utilizzare gli immigrati come manodopera a basso prezzo, imposti dalle organizzazioni cattoliche e da quelle di una sinistra affarista, e i costi che la loro stessa presenza impone a tutti.

L'immigrazione di massa è un caso paradossale. Giova alle corporazioni che operano ai margini della Chiesa cattolica e della sinistra al governo, ma danneggiano il Paese. Renzi privilegia gli interessi corporativi, di parte; che sono, poi, i suoi e quelli del suo partito, rispetto a quelli nazionali e generali. Abbiamo un governo che fa l'opposto di ciò che ci si aspetta da lui secondo la definizione classica di politica e di Stato.

In poche parole, abbiamo un governo che non ha una politica, ma solo interessi personali e di partito. L'ex sindaco di Firenze fa, al governo, i fatti suoi e quelli del suo partito, come quando era a capo dell'amministrazione fiorentina in vista di arrivare alla segreteria del Pd e a Palazzo Chigi. Non fa gli interessi del Paese, un po' perché non li sa fare, molto perché non gli conviene. Ha distrutto il Partito democratico, per diventarne segretario; sta distruggendo il Paese dopo esserne diventato presidente del Consiglio e restarci a lungo.

È la conseguenza della crisi culturale, prima che politica, nella quale è piombato il Paese. Quando scrivo che non ne usciamo, non sono pessimista, né pregiudizialmente contrario a Renzi – che è arrivato ad un posto più grande di lui - e alla sinistra. Ahimè, solo realista.

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