Se ci s'illudeva che bastasse espugnare Mosul e Raqqa per cancellare la minaccia dell'Isis allora i morti e i feriti di Strasburgo sono la prova di quanto superficiale fosse quella conclusione. Conquistando quei due bastioni del Califfato abbiamo semplicemente messo fine alla dimensione simmetrica del terrorismo islamista. Una dimensione frutto dell'ambizione e della megalomania di un Abu Bakr Al Baghdadi convinto di poter sfidare un Occidente giudicato moralmente troppo debole per fargli la guerra.
Se spazzare via quelle manifestazione del terrore islamista è stato costoso, ma relativamente facile grazie alla disponibilità dell'esercito iracheno, delle milizie curde e di altri alleati locali ben più difficile è annientare le altre tre dimensioni attraverso cui l'Isis e il terrore islamista continuano a manifestarsi. La prima è la sua manifestazione asimmetrica, ovvero la dimensione classica di ogni organizzazione terroristica. Si basa, come sempre, su cellule indipendenti, spesso non in contatto tra di loro, la cui trama è conosciuta soltanto dai vertici della gerarchia terrorista. I loro membri vivono nelle città e all'interno delle organizzazioni tribali, ma i depositi di armi e i centri di comunicazione sono in quei deserti della Siria e dell'Iraq dove probabilmente si nascondono anche Al Baghdadi e i suoi luogotenenti.
Da quei deserti hanno ripreso ad organizzarsi e a muovere anche le propaggini più lontane della dimensione asimmetrica, ovvero le unità impegnate in Afghanistan e in Libia e quelle attive ai margini delle grandi metropoli europee. Qui le periferie regalano ai lupi solitari la stessa invisibilità e la stessa sicurezza garantita dalle distese desertiche del Medio Oriente dell'Afghanistan o del Nord Africa. I veri snodi di questa rete asimmetrica sono i jihadisti europei fuoriusciti a suo tempo dal Vecchio Continente per combattere in Siria e Iraq e rientrati oggi nei luoghi di origine.
A loro fa capo la dirigenza di Al Baghdadi per tessere le fila degli attentati da pianificare in Europa. A loro si rivolgono gli aspiranti lupi solitari desiderosi di entrare nelle fila dell'Isis. Attraverso di loro si dipanano, ordini, contatti e nuove strategie. Ma ancor più importante della dimensione asimmetrica è quella virtuale sviluppata attraverso i gangli della Rete e dei social media. Questa, a differenza della dimensione simmetrica e asimmetrica, non è stata mai messa in crisi da bombardamenti, droni e operazioni condotte sul terreno. Prima ancora che i veterani della legione jihadista riuscissero a rientrare in Europa la Rete ha facilitato i contatti con i nuovi volontari figli di quelle seconde e terze generazioni di giovani islamici vero humus del jihadismo europeo.
Ma queste dimensioni non potrebbero sopravvivere senza una quarta autentico fondamento delle prime tre. Parliamo della dimensione religiosa ovvero di quell'Islam estremista che ha la sua base da una parte nella predicazione wahabita e salafita di origine saudita e dall'altra nell'Islam politico dei Fratelli Musulmani.
Il credo salafita sopravvive e si diffonde grazie a quel clero wahabita che costituisce la base teologica del regno saudita. Il verbo dei Fratelli Musulmani, sconfitto ed emarginato in Egitto, continua a diffondersi grazie al sostegno di nazioni come il Qatar e la Turchia di Erdogan.
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