Inutile parlare al pancione È meglio una sonata di Bach

Studio dimostra che i feti sentono a malapena i suoni Reagiscono alle melodie, ma non alle chiacchierate

Inutile parlare al pancione È meglio una sonata di Bach

C'è una stupefacente foto che gira sul web. Un feto fa la linguaccia in un' espressione apparentemente divertita, mentre ascolta Bach. Tutto ciò avvalora la tesi che ascoltare musica, soprattutto quella buona, fa vivere meglio. Anche prima di nascere. Una volta erano i concerti per piano di Mozart a rendere più intelligente il nascituro; ora uno studio di un'università catalana rivela che Bach predispone al buonumore. Almeno pare. Ma c'è dell'altro. Lo studio universitario in questione è importante anche perchè sfata un mito inossidabile, quello che cantare al pupo una ninna nanna, fargli sentire la voce della mamma e del papà, raccontargli fiabe è importante per stabilire un contatto. In realtà pare che parlare attraverso il pancione sia del tutto inutile. I feti riescono a malapena a sentire il rumore che proviene dall'esterno. Per renderlo partecipe di qualcosa bisogna ricorre a vie alternative.

E chissà che lo studio condotto a Barcellona da Marisa Lopez-Teijón e dalla sua equipe dell'Institut Marquès sull'udito del feto e sull'effetto della musica all'inizio della vita, risollevi l'animo depresso delle case discografiche specializzate in classica, ormai rifugio esclusivo per maturi audiofili. Lo studio, presentato presso l'Istituto Karolinska e l'Università di Stoccolma, è stato condotto su pazienti tra la 14ma e la 39ma settimana di gestazione e affinché il feto percepisse con la massima intensità il suono, è stato ideato uno specifico dispositivo per trasmettere musica per via intravaginale: il «Babypod», strumento che emette onde sonore a 54 decibel, il livello medio di una conversazione. Il team ha osservato attraverso ecografie la reazione del feto nell'ascoltare musica classica (la Partita in la minore per flauto solo di Bach) emessa per via addominale e vaginale. In quest'ultimo caso, l'87% dei feti ha reagito muovendo la testa, gli arti, la bocca e la lingua; gesti che cessavano quando smettevano di sentire la musica. Inoltre, con la musica trasmessa per via vaginale, il 50% dei feti ha reagito aprendo le mascelle e tirando fuori la lingua. Poi si è passati a cuffie con musica a 98 decibel sull'addome della donna in attesa. E qui non sono stati osservati cambiamenti nelle espressioni facciali del feto.

«Con questo studio abbiamo dimostrato che i feti possono sentire dalla sedicesima settimana, quando misurano 11 centimetri, solo se il suono proviene dalla vagina - spiega la dottoressa Teijón, che ha ricevuto presso l'Università di Harvard il Premio Ig Nobel per la scoperta dell'udito fetale. Il nascituro sente a malapena i rumori dall'esterno. Parlare alla pancia delle donne incinte è inutile, meglio mettere su un bel vinile, suona dolce quello...».

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