Non sono Angelina Jolie, non sono sposata con Brad Pitt e ho «solo» quattro figli. Ma condivido con lei la predisposizione genetica a sviluppare il cancro al seno e alle ovaie. Anzi, io il tumore ce l'ho avuto. L'altra cosa che condivido con la Jolie è la scelta di togliere dopo la malattia anche il seno sano e le ovaie. Certo, quando l'ho fatto io nessuno ne ha parlato. E quando spiegavo agli amici di aver preso questa decisione perché il test genetico aveva rivelato che sono portatrice della mutazione Brca 2 nessuno sapeva cosa fosse quella strana sigla.
Ora che un'attrice ne ha parlato sui giornali lo sanno (...)
(...) tutti cos'è e l'opinione pubblica, ma anche i medici, si sono divisi sull'opportunità di una scelta tanto drastica che a me, come a lei, è sembrata del tutto naturale date le altissime percentuali di contrarre la malattia che abbiamo noi con i geni impazziti. Della decisione coraggiosa della Jolie ora si parla con commenti che, per la verità, mi sembrano un po' sopra le righe. Cosa c'è di strano, mi chiedo, nel voler ridurre fortemente la possibilità di ammalarsi? Quando ho scoperto di avere il cancro, nel 2010 ancora non sapevo di avere questa mutazione genetica nonostante mia sorella, sei anni prima, avesse avuto un tumore ad entrambi in seni prima dei quarant'anni. Allora i test genetici esistevano, ma nessuno ne parlava. E dunque nessun oncologo ha pensato di farmelo fare, visti anche i precedenti nella mia famiglia, dopo che a mia sorella era stata diagnosticata la malattia. Forse se qualcuno ci avesse pensato mi sarei sottoposta a controlli più frequenti e approfonditi, come previsto per i portatori di Brca1 e Brca2, e il mio cancro non sarebbe diventato di 3 centimetri. Così grande era quando me lo hanno scoperto, tanto che me lo hanno dovuto ridurre facendo la chemio prima dell'intervento. E nessuno fino a quel momento mi aveva parlato della possibilità di sottopormi a una semplice analisi del sangue per verificare la presenza di mutazioni genetiche. Soltanto la testardaggine di mio marito, che intanto si era documentato e aveva scoperto l'esistenza di questo test, ha fatto sì che io mi sottoponessi all'esame genetico, non prima di aver cambiato oncologo, però, visto che il mio me lo aveva fortemente sconsigliato per le implicazioni psicologiche.
Ma quali implicazioni? Io non ho mai avuto nessuna indecisione e ancora ringrazio la genetista che me lo ha fatto fare e che ancora mi segue. Quando ho scoperto di essere Brca2, dopo aver fatto anche la radioterapia, ho subito programmato insieme alla ricostruzione del seno malato, la mastectomia preventiva dell'altro seno. E ho convinto mia sorella a sottoporsi al test: anche lei positiva. Con il risultato che nella primavera del 2012 eravamo tutte e due di nuovo sotto i ferri per togliere le ovaie. Tra l'altro la prevenzione del tumore ovarico non è efficace come quella del seno, quando scopri di avercelo spesso è già troppo tardi. E, avendo fortunatamente già i figli, ho trovato naturale sottopormi all'ovarectomia. E pazienza per la menopausa anticipata. Ci convivo tranquillamente. E soprattutto ora so che i miei figli hanno il 50 per cento delle possibilità di aver ereditato la stessa mutazione. Quindi, quando sarà tempo, li sottoporrò al test ed eventualmente ai necessari e precoci controlli.
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Angeli a pagina 16
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