L'auto che guida da sola esiste già e la più completa è oggi la Mercedes-Benz Classe E che ho avuto la possibilità di guidare su strada, in mezzo al traffico, circondato da automobilisti ignari del fatto che la berlina che li stava sorpassando, stava facendo tutto da sola. Sensori, telecamere, una rete di cavi e microchip e la connessione continua con il mondo esterno permettono di abbandonare il volante in tutta sicurezza: attualmente solo per 30 secondi, per rispettare le norme, ma tecnicamente potremmo abbandonare tutti i comandi per un tempo molto più lungo. Impostato l'itinerario, a uscire e entrare dall'autostrada provvede l'auto. Mettiamo la freccia e dopo aver controllato se la via è libera, l'auto cambia corsia mantenendo la velocità che abbiamo impostato, anche oltre i 200 kmh (sulle autostrade tedesche, of course), e basta il comando contrario per rientrare nella corsia più interna. Difficile è descrivere la sensazione che si prova a osservare, invece della strada, il volante che si muove da solo, o a sentire, quando l'auto che ci precede libera la corsia, la vigorosa ripresa verso la velocità fissata senza che dobbiamo sfiorare il pedale. Succede che, mentre si inizia a percorrere una rampa di uscita dall'autostrada, oltre quarant'anni di patente ti spingano a riprendere il volante, perché non riesci ancora a fidarti, ma lasci fare a lei e l'esito è ovvio: percorre la rampa da sola come su due rotaie.
Dove l'autonomous drive tentenna è su strade dove la segnaletica orizzontale manca o è incerta: a quel punto la lucina verde del pilota automatico si spegne, è il segnale che sei chiamato a riprendere il controllo dell'auto e a ritornare alla guida mentre rifletti che, per un centinaio di chilometri, hai viaggiato nel futuro.
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