"Io Mussolini mi costituisco se passa la legge sull'apologia"

La nipote del Duce a rischio processo per il cognome: "Diventerei un reato vivente e ne andrei orgogliosa"

"Io Mussolini mi costituisco se passa la legge sull'apologia"

Alessandra Mussolini, la dichiaro in arresto per cognome aggravato.

«Lei scherza, ma questa è la verità. Rischio di diventare un reato vivente. Ma le dico: se dovesse accadere, sarò orgogliosamente criminale».

Colpa della legge Fiano sull'apologia del fascismo. Cioè di suo nonno.

«Una legge che vale per tutti. È generica e quindi pericolosa».

Chiunque si chiami Mussolini sarà fuorilegge. Ho controllato, ci sono 24 famiglie in Italia che portano questo cognome. Ce ne saranno anche che con il Duce non c'entrano nulla.

«In realtà siamo più o meno tutti parenti. Ora, io sono una politica e del mio cognome ho fatto anche una bandiera. Ma si immagini un fornaio che si chiama Mussolini e mette il suo cognome su una busta. Reato! E se io mi presento alle elezioni e faccio dei manifesti con su scritto: vota Mussolini. Reato! Se mi chiedono di firmare una foto con il mio nome? Reato! E se faccio un comizio e il pubblico dei miei elettori grida in coro: forza Mussolini? Arriva la Digos e fa una retata?».

Sta forse insinuando che si tratta di una legge stupida?

«Sto dicendo che è una legge assurda, che non c'entra nulla con la nostra epoca, con il nostro Paese che si vanta di essere sempre all'avanguardia nella battaglia contro ogni discriminazione, contro il razzismo, contro l'omofobia, per i diritti civili, contro il maschilismo. E poi arriva 'sta legge».

Legge che però ha illustri difensori. Come ad esempio il presidente della Camera Laura Boldrini...

«Ecco, appunto. La Boldrini (ride) che vuole radere al suolo tutti i monumenti costruiti dal fascismo. Quindi abbattiamo tutto l'Eur, il Foro Italico, la stazione di Firenze, Sabaudia, Latina, le strade, le ferrovie, gli stadi. Rimettiamo la palude nella pianura pontina».

E che ci vuole?

«Ma si figuri. La Boldrini è un'ignorante. Si imbarchi su una nave di una Ong e se ne vada alla deriva».

Torniamo a lei come portatrice sana del cognome fuorilegge. La spaventa questa legge?

«Guardi, io non sono mai stato quel tipo di persona che chiede la scorta, e sì che nella mia vita me ne sono beccata di insulti, sui social sono spesso bersagliata, ma questo alla fine ce sta, è normale. Ma se iniziano a fioccare delle leggi ad personam che fissano paletti inaccettabili certo che mi preoccupo. Questa legge è inaccettabile sia da un punto di vista costituzionale sia da un punto di vista razionale. È semplicemente inapplicabile».

Ma se alla fine dovesse passare?

«L'ho già detto e lo ripeto. Mi metto una maglietta nera con su scritto: forza nonno! E mi costituisco. E guardi che lo faccio davvero».

Non ho dubbi. Ma è forte e libera secondo lei una democrazia che ha bisogno di questi mezzucci per sentirsi libera?

«Ma no, una democrazia che partorisce simili meschine leggi si dimostra debole. E si dimostra meschino e mediocre il Partito democratico, che si fa promotore di leggi anacronistiche, soprattutto in un momento in cui la gente pensa a tutt'altro. Ma lei davvero crede che agli italiani interessa se in uno stabilimento balneare ci sono le foto di mio nonno? Forse non interessa di più il lavoro che non c'è, i negozi che chiudono? Ma no, noi stamo a pensa' ai santini».

Ma Fiano...

«Fiano se non sbaglio non è l'ultimo nel Pd. È un renziano doc, esponente della classe dirigente del partito che pretenderebbe di governarci. Anche se poi, m'è pure venuta in mente una cosa».

Prego.

«Se questa legge fosse stata fatta quando c'era Alleanza nazionale, Gianfranco Fini non mi avrebbe difeso ma si sarebbe schierato dalla parte di Fiano. È per questo che io oggi milito in Forza Italia. Un partito liberale. Perché la vera forza sta nella libertà».

Nella sua vita da Mussolini ne avrà viste di tutti i colori.

«Eh, gliene potrei raccontare un sacco. Ma le racconto solo questa. Un giorno stavo alla stazione Centrale di Napoli, affrettandomi per andare a prendere un treno. Un ragazzo mi corre dietro, mi ferma e mi chiede se sono Alessandra Mussolini. Io, orgogliosa e vanitosa, mi atteggio: Sì, sono io, dico languida. E lui: Ma vaffanculo!».

Meglio un vaffa in faccia che questa legge, no?

«Ma certo. Almeno quel ragazzo me lo disse in faccia. E io infatti mi misi a ridere. Questa invece è una legge da vigliacchi».

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