Cronache

"Io con la pistola in reparto? È in cassaforte. Ora querelo"

Il primario candidato di centrodestra a Milano replica alle accuse: "Basta con i metodi da cortina di ferro"

"Io con la pistola in reparto? È in cassaforte. Ora querelo"

Luca Bernardo, candidato sindaco del centrodestra a Milano e primario della pediatria al Fatebenefratelli, è vero come dice il consigliere lombardo di +Europa Michele Usuelli che lei gira armato in corsia?

«Ma figuriamoci se posso visitare i bambini con una pistola addosso, è una falsità totale. Lo sfido a portarmi una sola foto che lo dimostri. Peraltro spesso non indosso il camice in reparto quindi non passerebbe inosservata... Sono un medico. E non sarò un sindaco sceriffo».

Lui ha dichiarato a Repubblica che glielo hanno riferito «più persone di fiducia».

«E mi chiedo perché non mi abbiano chiamato per un verifica, avrei smentito categoricamente. Ho già dato mandato al mio avvocato di inviare alla Procura una denuncia penale per diffamazione a mezzo stampa nei confronti di Usuelli. Non mi aspettavo un simile colpo basso da lui, quando eravamo entrambi all'ospedale San Paolo anni fa gli ho insegnato la neonatologia, a intubare i bambini. Certa sinistra dovrebbe smettere di usare metodi da cortina di ferro, usando la diffamazione come strumento. Penso che il sindaco uscente Beppe Sala non fosse a conoscenza di questa sparata di +Europa. Dice di voler allargare il centrosinistra per vincere ma se è questa l'area che intende coinvolgere, i milanesi valuteranno bene».

Ha il porto d'armi?

«Questo sì, da oltre dieci anni. Ho un porto d'armi da difesa, avevo subito minacce. Come ha spiegato giorni fa il sottosegretario alla Salute Giampaolo Sileri, che pure lo ha richiesto anni fa, quando esercitava, molti medici ce l'hanno. Possono capitare pazienti instabili, ricorderanno tutti il caso dello psichiatra ucciso per strada con una balestra, lo conoscevo bene. Ma tengo la pistola chiusa in cassaforte, non vado neanche al poligono di tiro da quattro anni credo».

L'ha mai portata in ospedale?

«Mi è capitato di portarla in ufficio, l'ho tenuta addosso ben occultata perché facevo tardi e avevo subito questa minacce ma non l'ho mai estratta e non ricordo nemmeno l'ultima volta che è capitato, diversi mesi fa. Ma, ripeto, mai e poi mai è entrata o entrerà in corsia o al pronto soccorso. In reparto non ci sono nemmeno la stella da sceriffo e le pistole giocattolo per i bimbi. E io da sceriffo non mi sono mai vestito neppure a Carnevale».

Sempre Usuelli le ha rivolto a mezzo stampa una domanda: se è primario a che titolo va nelle periferie a visitare i bambini come ha raccontato in campagna?

«Non so lui, ma io sono fedele al giuramento di Ippocrate e ho molto rispetto della professione, non smetto di visitare pazienti che mi chiamano, anche fuori orario, solo perché ho i galloni, è anche un servizio di prevenzione. Pure durante i giri elettorali mi è capitato di soccorrere una donna che si è sentita male».

Ha promesso una campagna non urlata, ma gli avversari stanno alzando i toni.

«Bassezze e falsità simili ripeto sono metodi da cortina di ferro. Vorrei che si parlasse dei temi seri, della sicurezza sui mezzi, i tramvieri spesso chiedono di essere scortati di notte, parliamo di barriere architettoniche o degli anziani che non escono di casa per paura che gliela occupino».

Cosa pensa del caso Voghera?

«Trovo riprovevole che si utilizzi una morte per motivi politici. Quando c'è una morte si sta in silenzio e sarà la magistratura a troverà le motivazioni.

Certo è che non si va in giro con la pistola col colpo armato e sicuramente non si usa l'arma, se questi sono i fatti».

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