Iphone sbloccato, l'Fbi ha sborsato più di un milione al team di hacker

Matteo Basile

Lo smartphone delle polemiche continua a far discutere. L'Fbi avrebbe sborsato almeno un milione e 300mila dollari al gruppo di hacker che hanno sbloccato l'iPhone del killer di San Bernardino che la Apple aveva rifiutato di concedere. Lo ha di fatto ammesso lo stesso direttore del bureau James Comey nel corso di un evento a Londra. Comey non ha rivelato la cifra esatta ma si è «fregato» da solo ammettendo che quanto pagato è più di quello che guadagnerà lui stesso durante il suo mandato. «Abbiamo pagato molto - ha ammesso - Più di quello che guadagnerò per il tempo che mi rimane in questo lavoro, ovvero sette anni e quattro mesi». Il conto è semplice, dato che gli emolumenti del dirigente sono di dominio pubblico. Il suo stipendio ammonta a 181.500 dollari annui, per cui Comey da oggi a quando abbandonerà l'incarico intascherà 1,3 milioni di dollari.

Grazie a questa cifra l'Fbi è riuscita ad entrare nel telefono di Rizwan Farook, responsabile insieme alla moglie Tashfeen Malik, della morte di 14 persone a San Bernardino lo scorso 2 dicembre, prima che entrambi rimanessero uccisi al termine di un inseguimento con la polizia. Risultato ottenuto dopo un lungo e infruttuoso braccio di ferro con la Apple. Nonostante l'imposizione di un giudice federale di procedere con lo sblocco del telefono per ricavare notizie utili alle indagini, il colosso di Cupertino si era messo di traverso affermando che sarebbe stato un pericoloso precedente che avrebbe messo a repentaglio la privacy di tutti i dispositivi.

«Siamo stati avvicinati da qualcuno che non appartiene al governo americano che ci ha detto Pensiamo di aver trovato la soluzione: abbiamo provato, provato e riprovato, e alla fine l'abbiamo acquistato»,

ha «confessato» il direttore dell'Fbi Comey che alla fine ha ammesso: «Secondo me è valsa la pena spendere tutti quei soldi». Resta invece il riserbo più assoluto sull'identità degli abilissimi, e ora ricchissimi, hacker.

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