Politica

Ira grillina contro Conte. "Teleguidato da Bettini. Ha paura di rompere"

I suoi: "È in balìa di un dem, non ha fegato". Oggi riunione e il faccia a faccia col premier

Ira grillina contro Conte. "Teleguidato da Bettini. Ha paura di rompere"

L'aria è ferma a Palazzo Chigi, sospesa. Il tricolore fissato sull'asta del balcone centrale non si muove. Come la politica che boccheggia in attesa del faccia a faccia di oggi pomeriggio. Da un lato Mario Draghi, dall'altro Giuseppe Conte con il suo prezioso dossier sottobraccio. All'interno tutte le richieste del Movimento 5 stelle: dal super bonus edilizio al reddito di cittadinanza fino al termovalorizzatore di Roma. I sanpietrini colpiti dal sole sono roventi, come il clima tra i due. Tra il premier e l'ex.

«Conte non ha le palle per strappare! Non succederà niente», confida di fronte ad un caffè bollente un suo collaboratore. «È teleguidato da Bettini. Goffredo, sì lui». Confessa a voce bassa, quasi non si sente. Bisbiglia per non essere ascoltato da chi è vicino e guarda con fare sospetto. «Si sentono al telefono, lui (Giuseppe Conte ndr.) gli chiede consigli su cosa fare».

Un rapporto di fiducia tra i due che irrita molti big del Movimento che oggi vorrebbero staccare la spina al governo Draghi per recuperare consenso. «È l'occasione perfetta, bisogna cogliere l'attimo», dicono. Ma si sa, l'avvocato da ascolto a pochi. Nel cerchio ristretto dei consiglieri non c'è sicuramente il suo staff ma il dem Goffredo Bettini. Sempre un passo indietro, quasi nell'ombra, da anni muove le fila della sinistra. È stato il braccio destro di tanti leader da Walter Veltroni a Nicola Zingaretti. Ora anche di Giuseppe Conte. Chi è vicino a Goffredo Bettini smentisce categoricamente: «Non è in Italia, è in Francia da mesi, in conclave, a scrivere il suo nuovo libro. Non si sente con nessuno, sta lavorando ad una nuova proposta politica», assicurano; ma chi vive questi lunghi giorni di stallo all'interno della sede dei 5 stelle in via di Campo Marzio ne è certo. E patisce l'ingerenza. La subisce tutte le volte che Giuseppe Conte si chiude nel suo ufficio per parlare al telefono. D'altronde i cellulari servono proprio a restare in contatto. Anche al di là delle Alpi.

I malumori, i sospetti, le divisioni nascono anche da questo rapporto pesante da digerire. «Che senso ha chiedere consiglio ad uno che è lontano miglia dal nostro mondo?», si chiedono i grillini quasi sconsolati, spaccati in due. Conte è tra due fuochi: tra chi vuole restare e chi vuole mollare. Persino lui, se non si assume la responsabilità di scegliere. Tentenna Conte, non è deciso sul da farsi e tiene in ostaggio il Parlamento che frigge. Il voto di fiducia al decreto aiuti è l'ultima battaglia a Montecitorio dove cresce il malcontento tra i parlamentari pentastellati. «Per questa maggioranza abbiamo fatto il possibile, ma la verità vera è che non ci vogliono. Hanno cancellato il cashback con un tratto di penna, ora vogliono fare lo stesso con il superbonus. Salario minimo e scostamento di bilancio? Fermi, al palo. Draghi ha detto che senza di noi non va avanti? I numeri li ha per continuare. Il governo senza di noi non rischia».

La giornata sarà lunga per Conte. Alle 13.00 in punto guarderà negli occhi i suoi al Consiglio nazionale, poi direzione verso Palazzo Chigi dove, alle 16.30, sarà seduto di fronte a Mario Draghi. Ma non è finita, perché nello stesso momento i giudici del tribunale di Napoli decideranno se ritenere legittimo lo statuto con il quale Conte è stato eletto presidente del Movimento.

E se il governo è appeso al filo del telefono di Bettini c'è da stare tranquilli.

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