Ironman muore dopo la corsa Lo choc: era super controllato

Antonio Ruzzo

Milano Era uno sportivo forte Enrico Busatto. Non un campione ma un atleta vero che lo scorso anno ad ottobre si era anche qualificato per Kona, nelle Hawaii, dove ogni anno si svolge la finale che incorona i migliori ironman in circolazione. Un vero e proprio mondiale per una disciplina già di per sè durissima in cui bisogna nuotare per 3,8 chilometri, pedalare per 180 e alla fine correre i 42,195km della maratona. Busatto, 44 anni di Cttadella, sposato con tre figli è morto due giorni fa, stroncato probabilmente da un attacco cardiaco negli uffici della sua ditta. A trovarlo accasciato sul pavimento è stato un dipendente dell'azienda che ha dato subito l'allarme e ha provato a soccorrerlo ma non c'è stato nulla da fare. Era arrivato sul posto di lavoro dopo un allenamento di corsa, come faceva spesso, ed ha accusato un malore che ora l'autopsia proverà a chiarire. Una tragedia inaspettata che ha scosso la comunità di Cittadella ma anche tutto il mondo del triathlon in cui Busatto era atleta conosciuto. L'amministrazione comunale ha dichiarato il lutto cittadino, sospendendo tutte le manifestazioni in città: «Un amico che ha sempre voluto portare in alto il nome di Cittadella ovunque andasse- scive il sindaco Luca Pierobon sulla sua pagina Facebook- Resterai sempre nei nostri cuori...». Enrico Busatto era un triatleta esperto e controllatissimo dal punto di vista medico, condizione comune a chi generalmente fa questo tipo di sport che richiede un impegno fisico intenso. Controlli annuali, con visite mediche e cardiache sotto sforzo obbligatorio per ottenere la tessera di iscrizione alla Federazione italiana di triathlon che, nel suo caso si univano ad uno stile di vita attento. Più volte specialista sulla distanza Ironman, due anni fa, quasi per gioco con un gruppo di amici, aveva fondato la squadra «Mas triathlon» che come obbiettivo aveva proprio quello di stare assieme, divertirsi e competere. Più con sé stessi che con gli altri sotto il segno della passione: «Avevamo in programma di partecipare ad un Ironman in Sudafrica in aprile,- racconta sui social un compagno di squadra che con lui divideva passione e allenamenti- Quello che più mi sconvolge è che, come me, era controllatissimo dai medici sportivi, non beveva, non fumava, conduceva una vita sanissima, non prendeva nemmeno un'aspirina. Forse era stressato dal lavoro, come la maggior parte degli imprenditori. Ma era sempre sorridente, un raggio di sole. Ora dobbiamo stare vicino alla sua famiglia...». Busatto era da sempre impegnato nel sociale e a Cittadella organizzava la Maratonina Città Murata. Come ultimo gesto di generosità, ha donato tutti i suoi organi.

E tra i tanti messaggi arriva anche quello di Alessandro DeGasperi, uno degli Ironman più forti in circolazione, lo scorso anno vincitore della gara di Lanzarote, una delle più affascinanti ma anche delle più dure: «Questa è la dimostrazione che siamo tutti appesi ad un filo- spiega il campione della Val di Fiemme- ma il tuo si è spezzato troppo presto! Grande persona, padre, marito e amico. Non riesco proprio a crederci. Un abbraccio a tutta la tua famiglia... fatevi coraggio e guardate avanti, come faceva lui..»

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica