Maurizio Lupi, presidente di Noi con l'Italia, lei ha definito diseducativo e ingiusto permettere che siano tutti promossi. Perché?
«È irresponsabile che il ministro dell'Istruzione lanci il messaggio tutti promossi nel momento in cui la scuola fa i conti con una situazione incredibile e sta dimostrando di essere la prima istituzione del Paese, con i docenti delle medie e delle superiori che hanno dovuto ripensarsi e stanno lavorando più di prima».
La situazione di emergenza non porta a soluzioni di emergenza?
«È evidente che è un contesto particolare ma non puoi far venire meno l'elemento cardine che è la valutazione. È diseducativo e ingiusto perché non premi il lavoro degli insegnanti e dei ragazzi che si stanno organizzando con veri e propri orari scolastici. Promuovere tutti significa non tenere conto del merito e del premio dello sforzo».
Quali sono i rischi concreti del «tutti promossi»?
«Stiamo formando i ragazzi del futuro, che poi dovranno andare all'università. Già nel 68 tutti promossi era lo slogan e quella generazione ha pagato la mancanza di preparazione. La sfida della modernità dobbiamo vincerla non semplificando ed eliminando il problema ma individuando strade nuove».
Qual è la sua proposta per le scuole?
«Abbiamo due buoni modelli di esperienza che sono il Friuli e L'Aquila quando hanno affrontato i terremoti. Se non sono disponibili le scuole, si possono tenere solo gli orali, anche di persona, perché se garantisci la sicurezza puoi organizzare le interrogazioni. Ci possono poi essere modelli sperimentali di valutazione on line: il modo e l'impegno con cui il ragazzo ha partecipato alle lezioni».
In questi giorni c'è chi toglie la password al Wi-Fi per consentire ai ragazzi vicini di studiare. È sufficiente la generosità per aiutare chi non ha accesso alla rete?
«No. Chiediamo a Conte che tutti coloro che gestiscono concessioni dello Stato di telefonia mobile e dati Wi-Fi garantiscano giga illimitati e gratuiti, solo per il periodo di emergenza, a insegnanti e studenti di ogni ordine e grado che fanno didattica a distanza. Chi non ha il Wi-Fi a casa, vive in una roulotte in una periferia milanese e ha solo la tessera dati non può essere lasciato alla generosità dell'insegnante. Parlo di storie che conosco».
Avete proposto la detraibilità delle rette scolastiche per chi ha i figli alle paritarie. Come risponde a chi obietta che la scuola statale deve essere tutelata per prima?
«Le scuole paritarie occupano più di un milione di studenti e tanti insegnanti che devono essere pagati. O interveniamo garantendo la scuola pubblica, che sia paritaria o statale, oppure le famiglie, che non sono tutte benestanti, rischiano di non poter pagare le rate adesso e di non poter iscrivere i figli il prossimo anno».
La detrazione è sufficiente?
«È un piccolo segno, ma non basta. È necessario un buono scuola paritaria o il credito d'imposta sul totale delle rette pagate. Altrimenti un milione di studenti si riverserà sulla scuola pubblica e avremo comunque un aumento di costi per lo Stato».
Gli studenti con disabilità vivono anche la lontananza degli insegnanti.
«In questo momento sono i più deboli e
rischiano di diventare ancora più deboli. Dobbiamo rafforzare il sostegno appena si esce dalla crisi e trovare soluzioni immediate: sarebbe bene che tutti gli insegnanti di sostegno potessero sentire i ragazzi ogni giorno».
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