La resistenza contro il neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump è iniziata, e secondo le promesse andrà avanti per i primi cento giorni di governo e oltre. Se tanti dei manifestanti hanno assicurato di sfilare pacificamente, non sono mancati scontri, violenze e atti di vandalismo, iniziati ancora prima che il tycoon giurasse sulla Bibbia di Abramo Lincoln come 45esimo Commander in Chief. Mentre al 1.600 di Pennsylvania Avenue era in corso il passaggio di consegne tra gli Obama e i Trump, un gruppo di circa 500 dimostranti, tutti vestiti di nero e con il volto coperto - un abbigliamento che ricorda i black bloc - hanno marciato verso il centro della Capitale, si sono confrontati con la polizia in assetto anti sommossa, e hanno distrutto diverse vetrine a colpi di mazza. In particolare sono stati presi di mira un McDonald's, uno Starbucks e una filiale di Bank of America, tutti simboli del sistema capitalista statunitense. I dimostranti hanno anche danneggiato alcune macchine, lanciato bidoni della spazzatura e distributori automatici di giornali in messo alla strada. E in mezzo alla folla hanno agitato un cartello con scritto «Make racist afraid again», rifacimento velenoso dello slogan di Trump «Make America Great Again».
La polizia ha usato lacrimogeni, spray al peperoncino, e ha arrestato almeno 95 manifestanti, riuscendo a fermare le violenze poco prima che Trump prestasse giuramento, poi però gli scontri sono ricominciati al termine della cerimonia a Capitol Hill, prima dell'inizio della parata. Anche un centauro membro dei Bikers for Trump, che aveva cercato di intervenire per calmare gli animi, è stato colpito dal lancio di oggetti, mentre due agenti della polizia di Washington sono rimasti feriti. In piazza, però, è scesa tutta l'America anti Trump, dai sostenitori del movimento per i diritti dei neri Black Lives Matter agli ambientalisti che invitano all'azione contro il cambiamento climatico, fino al popolo di Occupy Wall Street contro l'1% dei Paperoni Usa, uniti al grido di «not my president, non è il mio presidente», e «resisteremo». «Trump non rappresenta questo Paese, ma solo gli interessi aziendali», ha detto Jessica Reznicek, 35enne dell'Iowa, che ha partecipato alla protesta ma è contraria ai metodi violenti.
Le manifestazioni di protesta erano iniziate già alla vigilia dell'Inauguration Day, con un grande raduno a New York. Oltre 20mila persone si sono date appuntamento a Columbus Circle insieme ad attori come Robert de Niro, Mark Ruffalo, Cher, Alec Baldwin, il regista Michael Moore e il reverendo Al Sharpton. C'era anche il sindaco della Grande Mela Bill de Blasio, che ha dichiarato «guerra» alla nuova amministrazione, sulla quale ha promesso di «vigilare». Proprio de Blasio, però, è finito nel mirino di tanti newyorkesi, infuriati perché per ore la manifestazione ha bloccato completamente la circolazione delle auto nella centralissima Central Park West. Oltre al fatto che l'enorme palco organizzato sulla 60/ma Strada ha scatenato caos e ingorghi anche tra pedoni e residenti.
E a Washington giovedì sera sono scoppiate le prime tensioni, quando un gruppo di manifestanti anti tycoon è venuto a contatto con dei sostenitori del re del mattone davanti all'edificio del National Press Club, dove era in programma uno degli eventi inaugurali. Una persona e' rimasta ferita tra i tafferugli e il lancio di oggetti, mentre alcuni giovani incappucciati e con delle maschere nere sono entrati in azione incendiando dei cassonetti della spazzatura. Per riportare con fatica la calma è dovuta intervenire la polizia in tenuta anti sommossa. Ma le proteste continueranno per tutto il fine settimana, non solo in tutti i 50 Stati Usa, ma anche in 32 Paesi stranieri, con una serie di eventi che porteranno in piazza un milione di persone.
A partire dalla «Marcia delle donne» in programma oggi a Washington lungo il National Mall, dove sono attese circa 250 mila persone tra cui tante attrici di Hollywood come Katy Perry, Amy Schumer, Scarlett Johansson, Cher e Julianne Moore.
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