Irrompe il "metodo Draghi" e la politica è tagliata fuori

I partiti se ne stanno facendo una ragione. Sulle nomine sono destinati a non toccare più palla: nel palazzo ha fatto irruzione il metodo Draghi.

Irrompe il "metodo Draghi" e la politica è tagliata fuori

I partiti se ne stanno facendo una ragione. Sulle nomine sono destinati a non toccare più palla: nel palazzo ha fatto irruzione il metodo Draghi. E se sulle prime sembrava trattarsi di casi eccezionali, come la nomina di un generale degli Alpini a Commissario straordinario per l'emergenza pandemica, col passare del tempo si è capito che non era così.
Il metodo Draghi funziona in questo modo: quando c'è da scegliere una persona per un incarico che dipende dal governo, il presidente del Consiglio mette in moto un meccanismo stagno, a prova di incursioni della politica. Al centro del gioco c'è il Mef, il ministero dell'Economia da cui dipendono tutte le nomine che contano. E dove Draghi ha gli uomini di cui si fida ciecamente: il ministro Daniele Franco, il direttore generale Alessandro Rivera e il super consulente economico chiamato dal premier, Francesco Giavazzi.
«Draghi - dice un consulente romano bene al corrente del nuovo corso - indica il profilo necessario e poi affida a Franco, Rivera e Giavazzi la selezione di una terna, in tempi brevi. Quando questa è pronta, decide lui, da solo». Il metodo è stato già utilizzato con fermezza nel caso delle due importanti nomine appena effettuate. Quella di Dario Scannapieco alla Cdp e di Luigi Ferraris alle Ferrovie. Due casi esemplari. Basti pensare che Matteo Renzi, da premier, nel 2015 si è dedicato proprio al ribaltone della Cdp quando i suoi vertici non erano nemmeno in scadenza; mentre per le Fs, dopo aver voluto come ad Renato Mazzoncini, ne orchestrò il rinnovo anticipato a pochi mesi dalle elezioni politiche. I Cinque Stelle hanno poi fatto lo stesso, rimuovendo subito Mazzoncini, per nominare Gianfranco Battisti; e poi mandando Fabrizio Palermo a guidare la Cdp.
Ora la festa è finita. Si è visto anche il 25 giugno, quando un comunicato di Palazzo Chigi indicava la professoressa bocconiana Chiara Mosca come nuovo commissario Consob. «A Roma - dice un ex della Commissione - qualcuno non ci credeva: siamo abituati a restare senza presidente o anche con due soli commissari su quattro per mesi».
Negli ultimi anni è sempre successo, tra Cardia e Vegas buco di sei mesi; tra Vegas e Nava cinque; tra Nava e Savona altri sei. Qui invece Draghi ha nominato Mosca un mese prima della scadenza di Anna Genovese a metà luglio.
Nel 2021 sono 90 le società del Mef che devono rinnovare 518 poltrone tra amministratori (342) e sindaci (176). Di queste, 15 sono a controllo diretto e 75 indiretto tramite Amco, Mps, Cdp, Enel, Eni, Eur, Fs e Gse, Invitalia, Leonardo, Poste, Rai, Sogin. In realtà c'è poco di strategico: le società a controllo indiretto sono gestite per lo più dalle capogruppo, mentre per quelle direttamente del Mef si tratta soprattutto di rinnovi per i sindaci. Fanno eccezione due partite importanti: la prima è il Gse, da cui dipendono gli obiettivi di sostenibilità ambientale delle fonti rinnovabili e dunque sta al centro della transizione energetica del ministro Cingolani. E poi c'è la Rai, l'azienda pubblica politicizzata per antonomasia, guidata dal presidente di nomina «sovranista» Marcello Foa, per la quale bisognerà vedere se il metodo Draghi ammetterà varianti.
Chi conosce bene l'ex presidente della Bce esclude, invece, obiettivi di spoils system. Le uniche nomine da fare sono quelle dettate dall'agenda delle scadenze dei mandati. Le forzature, di matrice politica, viste con Renzi in Cdp o con Di Maio nelle Fs, non appartengono alla casa. Per questo l'ad di Leonardo Alessandro Profumo può stare tranquillo. La sua posizione pare in bilico per la condanna in primo grado ricevuta per il caso Mps.

Ma quella sentenza - legata a una politica di bilancio condivisa ai tempi con Bankitalia, criticata infatti apertamente dai giudici di primo grado - è considerata controversa e ribaltabile in appello. Il ribaltone, che piacerebbe a Cinque Stelle e Lega, è impensabile.

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