I mmaginiamo per un attimo di voler aprire una piccola attività. Secondo un rapido ma puntuale calcolo offertoci dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre, possiamo già preventivare qualcosa come 111 controlli ispettivi nell'arco di un solo anno da parte dello Stato e dei suoi organi periferici. Apriamo insomma una piccola azienda e stiamo sicuri che ogni tre giorni qualcuno busserà alla nostra porta per chiederci conto di qualcosa. E la situazione è pure peggiorata. Almeno da tre anni a questa parte. Da quando, cioè, la Cgia di Mestre ha iniziato questo tipo di monitoraggio. Le piccole e medie imprese, almeno secondo la Cgia di Mestre, soffrono sempre la morsa della burocrazia. L'elaborazione è iniziata suddividendo il quadro legislativo generale in quattro grandi settori, dopodiché per ciascuno di essi è stato conteggiato il numero dei possibili controlli che un'attività produttiva può subire e gli enti deputati all'attività ispettiva. Si comincia dall'area Ambiente e sicurezza nei luoghi di lavoro: è quella più a «rischio», interessata da 56 possibili controlli che possono essere effettuati da dieci enti e istituti diversi. Segue il fisco: in questo ambito il numero dei controlli è pari a 26 e sono sei le agenzie e gli enti coinvolti. C'è poi la contrattualistica: nell'area lavoro il numero dei possibili controlli si attesta a 21, mentre gli istituti e le agenzie interessate sono 4. Infine, l'area amministrativa: questo settore registra 8 controlli che sono ad appannaggio di 3 diversi enti ed istituti. «Con una legislazione farraginosa e spesso indecifrabile - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo - qualsiasi imprenditore, soprattutto se piccolo, corre il pericolo di non essere mai a norma. Per superare questa impasse non ci resta che sforbiciare il quadro normativo, rendendo più semplici e comprensibili le leggi, le circolari e i regolamenti attuativi». Da un rapido calcolo risulta intanto che il settore a più alta «densità» di potenziali controlli è quello dell'ambiente e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Le voci più «sensibili» sono quelle che riguardano la conformità/mantenimento dell'efficienza degli impianti (elettrici, idrici, gas, etc.) e il rispetto delle norme antincendio. In entrambi i casi sono sei diversi enti che hanno specifiche competenze in materia di controllo. Nel primo caso possono intervenire l'Asl, l'Inail, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, i Vigili del Fuoco, Nas (nucleo antisofisticazione dei carabinieri) e/o Noe (nucleo operativo ecologico sempre dei carabinieri) e/o Capitaneria di Porto e il Comune/Polizia municipale. Nel secondo caso, invece, il caso del rispetto delle norme antincendio, potranno intervenire l'Asl, la Direzione territoriale del lavoro, l'Inail, i Vigili del Fuoco, Nas e/o Noe e/o Capitaneria di Porto e il Comune/Polizia municipale. Altrettanto «impegnative» sono le voci riferite alle autorizzazioni agli scarichi, alle emissioni in atmosfera, alla gestione dei rifiuti e al rispetto degli obblighi di verifica delle attrezzature.
La burocrazia,
insomma, è un peso non indifferente se l'81% delle imprese con meno di 50 addetti, è costretto a ricorrere a consulenti esterni per fronteggiarla; di cui il 70% a integrazione del lavoro dei propri uffici amministrativi.
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