
Il gabinetto di sicurezza israeliano si è riunito ieri fino a tarda sera per discutere della completa occupazione di Gaza, mentre i manifestanti protestavano all'esterno. Benjamin Netanyahu ha ribadito la sua volontà di cambiare passo: "Il metodo attuale non ha portato alla liberazione degli ostaggi e non continueremo così". Ma ha anche limitato gli obiettivi finali in un'intervista a Fox News: "Vogliamo prendere il controllo della Striscia, rimuovere Hamas, liberare il popolo palestinese e affidare Gaza a un governo civile che non sia Hamas, né qualcuno che propugna la distruzione di Israele".
Una soluzione che dovrebbe prevedere "un perimetro di sicurezza" e la consegna della Striscia "a forze arabe che la governeranno senza minacciarci". Secondo indiscrezioni Netanyahu durante la riunione ha però spiegato: "L'operazione sarà interrotta se Hamas accetterà le condizioni di Israele". Mentre Ben Gvir ha tuonato: "Dobbiamo arrivare fino in fondo". Hamas da parte sua ha subito risposto con una minaccia: "L'espansione dell'aggressione avrà un prezzo doloroso".
Molte famiglie degli ostaggi, a Gaza da 671 giorni, hanno criticato la proposta di annessione dell'enclave, sottolineando gli avvertimenti dei vertici dell'Idf secondo cui avrebbe messo a rischio i loro cari. Ieri più di 20 parenti dei rapiti sono saliti a bordo di diverse barche partite da Ashkelon, si sono diretti verso il confine marittimo della Striscia, con bandiere e immagini degli ostaggi, mentre gridavano i loro nomi, in segno di protesta, e al suono di sirene e clacson.
Ma l'opposizione riguarda anche le forze armate. Il capo di Stato maggiore dell'Idf, Eyal Zamir, si è scontrato ripetutamente con il governo e ha messo in guardia dal rischio che un'occupazione di Gaza possa trascinare Israele in un "buco nero". "La cultura del dissenso è parte della storia del popolo d'Israele. Continueremo a esprimere la nostra posizione in modo oggettivo e professionale", ha sottolineato Zamir. Fonti dell'ufficio del primo ministro hanno suggerito che se Zamir si opponesse al piano di occupare Gaza, potrebbe dimettersi da capo dell'esercito.
Alle perplessità di Zamir si sono aggiunte le migliaia di persone che hanno manifestato in tutto Israele, a Tel Aviv davanti Al Likud, il partito del premier, e a Gerusalemme davanti agli uffici del governo, chiedendo il rilascio degli ostaggi e lo stop alla guerra. Einav Tsangauker, madre del prigioniero Matan, ha lanciato un appello: "Netanyahu mi ha promesso che avrebbe raggiunto un'intesa per riportare tutti a casa. Ma ha sfruttato il mio dolore, quello delle famiglie, quello del popolo ferito e ha fatto fallire l'accordo. Mi ha mentito, ha mentito a tutti". E rivolta agli israeliani: "Fermiamoli insieme". La polizia di Tel Aviv si preparava ieri a una delle serate più complesse degli ultimi tempi, con grandi proteste e concerti.
Centinaia di agenti, unità speciali e rinforzi da altre zone del Paese sono stati mobilitati. Una delle manifestazioni principali è quella delle famiglie degli ostaggi. Gli ultraortodossi pure hanno impedito la circolazione sull'autostrada 4 per protesta contro l'arresto di un giovane religioso che ha disertato il servizio militare. A unirsi alla contestazione anche i veterani traumatizzati dalla guerra.
In parallelo, sono previsti eventi che attireranno decine di migliaia di persone, molte strade rimarranno chiuse. "È una delle giornate più delicate da molto tempo", ha detto un funzionario della polizia, sottolineando la scarsità di personale e il rischio di incidenti.