Gli istituti religiosi continuano a non pagare Tasi e Imu

Inascoltato l'appello del Papa del 10 settembre: "Un collegio religioso, essendo religioso, è esentato dalle tasse ma se lavora come albergo è giusto che paghi le imposte”

Gli istituti religiosi continuano a non pagare Tasi e Imu

Papa Francesco inascoltato dagli istituti religiosi. Dopo il suo appello solo la loro tendenza a pagare Tasi e Imu è cresciuta solo del 10% equivalente ad appena 50 milioni di euro. “Un collegio religioso, essendo religioso, è esentato dalle tasse ma se lavora come albergo è giusto che paghi le imposte” disse Bergoglio lo scorso 10 settembre.

A Roma, scrive il Messaggero, le organizzazioni religiose sono titolari di circa 300 strutture ricettive pari al 25% rispetto ai 1200 hotel, alberghi, ostelli e bed and breakfast che possono ospitare fino a 14mila persone ogni notte. In base a un rapporto del Campidoglio solo il 40% delle strutture ecclesiastiche ha versato a giugno la prima rata della Imu-Tari, mentre adesso la quota è salita al 50%. La legge però non aiuta i Comuni a riscuotere e per dirimere i contenzioni fiscali tra Stato e Chiesa il governo nel giugno 2014 ha stabilito che dal pagamento della tassa fossero esclusi soltanto gli immobili in cui si dà ospitalità “con modalità non commerciale”, come le scuole private con rette inferiori ai 6822 euro, le cliniche convenzionate, le università, le parrocchie e i musei.

Inoltre, secondo le attuali norme tributarie spetta alla struttura ricettiva fare l’autodenuncia e solo dopo l’Agenzia delle Entrate ha l’obbligo di dimostrare che in quello stabile si svolge un’attività commerciale, che non viene valutata così se i prezzi non sono superiori a metà di quelli del quartiere.

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