Stroncare e sradicare la piaga della pedofilia e degli abusi sessuali commessi da membri della Chiesa. La linea di Papa Francesco è durissima e ieri Bergoglio ha sferrato un altro colpo per fare «pulizia», rimuovendo dalla diocesi di Ciudad del Este, in Paraguay, un vescovo accusato, tra l'altro, di malversazione e di aver coperto abusi sessuali compiuti da un sacerdote della sua diocesi. Si tratta di monsignor Rogelio Ricardo Livieres Plano, dell'Opus Dei, a cui vengono addebitati anche una strana conduzione del seminario, rapporti personali conflittuali con i fedeli e con gli altri vescovi, oltre all'accusa di aver dilapidato il patrimonio immobiliare della sua diocesi.
A questo si aggiunge anche la nomina a suo vicario generale di un sacerdote argentino, Carlos Urrutigoity, che era stato allontanato dalla diocesi di Scranton, in Pennsylvania, con l'accusa di abusi sui ragazzi. Il vescovo rimosso, inoltre, si è definito «il solo difensore della posizione del Vaticano» nella candidatura di monsignor Fernando Lugo a presidente del Paraguay. Insomma una figura piuttosto controversa tra la chiesa locale, e non solo.
«La gravosa decisione della Santa Sede, ponderata da serie ragioni pastorali - si legge in una nota vaticana - è ispirata al bene maggiore dell'unità della Chiesa di Ciudad del Este e alla comunione episcopale in Paraguay». Il Papa chiede al clero e all'intera chiesa in Paraguay di accogliere i provvedimenti «con spirito di obbedienza, docilità e animo disarmato, guidato dalla fede». Una decisione presa dopo «un accurato esame» degli esiti della visita apostolica condotta dal cardinale Santos Abril y Castello, inviato da Bergoglio in Paraguay per verificare i fatti.
Nel giro di pochi giorni, dunque, Papa Francesco ha portato alla luce un altro caso gravissimo, dopo quello di monsignor Jozef Wesolowski, ex Nunzio a Santo Domingo, accusato di pedofilia e possesso di materiale pedopornografico, e ora agli arresti domiciliari in Vaticano.
All'interno delle Mura Leonine fanno notare che tra l'arresto di Wesolowski e la rimozione del vescovo a Ciudad del Este c'è una grande differenza. «Sono pur sempre azioni gravi - dicono dai Sacri Palazzi - ma occorre distinguere tra chi ha abusato di minori e chi ha coperto abusi commessi da sacerdoti».
Intanto, sul caso dell'ex nunzio a Santo Domingo, gli inquirenti stanno passando al setaccio la vita del presule polacco nelle sedi diplomatiche precedenti alla Repubblica dominicana, ovvero in Africa meridionale, Costa Rica, Giappone, Svizzera, India e Danimarca.
E vengono alla luce già altri due casi di vescovi accusati di abusi sessuali su cui il Vaticano starebbe indagando: quello del vescovo ausiliare peruviano Gabino Miranda Melgarejo, rimosso nel 2013 dall'incarico; e quello del vescovo cileno Marco Antonio Órdenes Fernández.
Sul fronte italiano, don Fortunato Di Noto, da 24 anni impegnato nella lotta alla pedofilia, fondatore dell'Associazione Meter a tutela delle vittime di pedofilia, fa notare che la situazione è diversa. «Non mi risultano vescovi delle oltre 200 diocesi italiane accusati di abusi sessuali. Sono stati invece tanti i casi di vescovi che hanno coperto casi di abusi sessuali commessi da loro sacerdoti - accusa don Di Noto - ma con la nuova politica di Papa Francesco i vescovi ci penseranno due volte prima di coprire altri casi. Ora si cambia registro e la decisione del Papa è stata giustissima. Bergoglio sta dicendo ai vescovi di tutto il mondo: non dovete coprire più casi di abusi».
Negli ultimi dieci anni sono stati più di cento i sacerdoti accusati di abusi sessuali in Italia. Di questi, il 70% ha compiuto molestie verso ragazzi dai 14 ai 18 anni; il restante 30% invece si è macchiato del reato di pedofilia, ovvero di abusi nei confronti di bambini al di sotto dei 12 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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