Cronache

"Italia fuori dall'emergenza". Berlino ci rimanda i migranti

Il ministero dell'Interno tedesco ha già spedito le lettere ai profughi. Ieri il primo rimpatrio: da Stoccarda a Milano

"Italia fuori dall'emergenza". Berlino ci rimanda i migranti

«Vista l'evoluzione dell'emergenza del coronavirus, i trasferimenti di migranti in Italia in base al regolamento di Dublino sono nuovamente giustificati». Comincia così una delle tante lettere, di cui il Giornale è venuto in possesso, che stanno arrivando in questi giorni a migranti che la Germania vuole rimandare in Italia in base al regolamento di Dublino - che prevede che sia lo Stato di primo ingresso delle persone in Europa a farsene poi carico. I trasferimenti via aerea verso il nostro Paese erano stati congelati causa Covid, ma ora il ministero dell'Interno tedesco ha deciso che ci sono tutte le condizioni perché possano ricominciare, a partire da quella del calo dei contagi. Non sembra rientrare nelle valutazioni tedesche il fatto che in queste settimane l'Italia sia soggetta a una nuova pressione migratoria con un'ondata di sbarchi dalla Tunisia, nonostante la solidarietà annunciata solo due giorni fa proprio dal ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas: «Non lasciamo l'Italia da sola, non ripetiamo gli errori del passato», aveva detto. Suscitando i ringraziamenti del collega italiano Luigi Di Maio: «Grazie all'amico e collega Maas. Le sue parole di oggi sono un segnale molto importante per l'Italia. Abbiamo sempre detto che il tema migranti non può essere affrontato solamente dal nostro Paese. Perché chi arriva sulle nostre coste arriva su suolo europeo. Oggi la Germania ha detto che non lascerà da sola l'Italia. Ha teso una mano nei nostri confronti, grazie anche ai rapporti di leale e strette collaborazione tra i nostri due Paesi». Sin qui le parole. Nei fatti invece l'ufficio federale per le migrazioni di Berlino comunica così ai migranti la ripresa delle riammissioni verso l'Italia: «Le restrizioni dei viaggi in Italia per il contenimento del Covid sono state in gran parte revocate. Ora la diffusione del virus è stata frenata. L'ufficio federale riprende quindi il trasferimento delle persone in base al regolamento di Dublino. Le condizioni generali dei trasferimenti sono state adattate alle nuove norme igieniche».

Quel che è certo è non si tratta solo di annunci. Ieri c'è già stato il primo trasferimento. La prima riammissione post Covid di un nigeriano di 38 anni accompagnato da due agenti della polizia tedesca su un volo partito da Stoccarda alle 6.45 e atterrato a Milano. C.C, queste le sue iniziali, era stato «prelevato» due giorni prima dagli agenti tedeschi dal centro di accoglienza in cui viveva a Monaco di Baviera, ha dormito in una cella di sicurezza prima di essere scortato in aeroporto a Stoccarda. «Mi hanno chiuso in una stanza per tre giorni in attesa di farmi partire - ci dice quando lo raggiungiamo al telefono - Ora sono a Milano e non ho un posto dove andare, non so dove dormire».

Protestano le associazioni umanitarie tedesche, dopo che già nel 2019 ci sono state ottomila richieste di riammissioni da Berlino verso il nostro Paese: «Il riavvio delle espulsioni è irragionevole, disumano e ingiusto - spiega al Giornale Stephan Reichel, dell'associazione Matteo della chiesa evangelica - Il Covid-19 non è davvero sconfitto e la diffusione non è bloccata. Tanto che l'Italia ha prorogato lo stato di emergenza. Non solo, nei campi profughi tedeschi abbiamo avuto recenti focolai di Covid-19. L'Italia peraltro sta soffrendo anche per le conseguenze economiche e sociali della pandemia. Sarebbe un atto di solidarietà non gravare sull'Italia con rifugiati aggiuntivi, di cui il Paese non può prendersi cura».

Appelli che cadono nel vuoto, come finora le promesse europee di riformare il regolamento di Dublino, quello che continua a condannare l'Italia alla prima linea dell'accoglienza.

Promesse rinnovate ora proprio dalla Germania, che guida il semestre europeo a Bruxelles.

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