Italia invasa da migranti perché ai norvegesi piacciono tanto le ong

La Farnesina chiede spiegazioni a Oslo su due navi. "Non possiamo urtare la sensibilità pubblica"

Italia invasa da migranti perché ai norvegesi piacciono tanto le ong

I furbetti del Nord Europa ci fregano sempre. A cominciare dal governo norvegese restio a intervenire sulle ammiraglie delle Ong, che battono la loro bandiera e sbarcano i migranti in Italia.

Il Giornale ha visionato dei documenti che portano alla luce il menefreghismo europeo. La Norvegia non fa parte della Ue, ma è alleata nella Nato. Al largo delle nostre coste ciondola con 553 migranti partiti dalla Libia la Ocean Viking, battente bandiera norvegese, che vuole sbarcarli da noi. La nave è gestita dalla Ong francese, Sos Mediterranee, che certo non si sogna di dirigere la prua su Marsiglia.

Il 14 luglio, alla Farnesina, si è svolto un cordiale incontro fra il segretario generale, Ettore Sequi e il suo parigrado a Oslo, Tore Hattrem. Nel dettagliato resoconto della riunione il punto 3 riguardava «l'ambito migratorio». Sequi «ha fatto riferimento alle navi Ocean Viking e Geo Barents, battenti bandiera norvegese, che conducono operazioni di soccorso nel Mediterraneo per conto di Ong». Il segretario generale provava a ricordare all'omologo norvegese «le responsabilità delle autorità di bandiera nella gestione dei soccorsi in mare e nella designazione del porto di sbarco». Hattrem prendeva nota, ma alla fine richiamava «le sensibilità dell'opinione pubblica che renderebbero difficile un'attitudine più proattiva da parte delle autorità norvegesi». In pratica arrangiatevi e tenetevi i migranti.

Il risultato è che Ocean Viking alla fine ne sbarcherà altri 553, dopo i 572 del 9 luglio. E lo fa sempre con la solita manfrina: «A bordo il caldo elevato e la mancanza di spazio fanno crescere tensioni e disagio psicologico tra i naufraghi».

Non solo: l'altra ammiraglia che batte bandiera norvegese, la Geo Barents di Msf è appostata in acque di soccorso tunisine, dopo una segnalazione su barconi alla deriva di Alarm phone, il centralino dei migranti. Anche per i 257 a bordo della Sea watch 3, in attesa di porto sicuro in Italia, la bandiera tedesca è del tutto ininfluente. Ieri i talebani dell'accoglienza hanno pure mandato «una segnalazione al tribunale di Catania per notificare la presenza di oltre 70 minori a bordo () disidratati, feriti, traumatizzati».

Nell'incontro con il segretario generale degli Esteri norvegese, Sequi al punto 6, sottolineava «la centralità della Libia per la stabilità della regione, menzionando che, se le prospettive nel Paese nordafricano dovessero peggiorare, vi sarebbero "700mila potenziali migranti" pronti a partire verso l'Europa».

Un altro documento in possesso del Giornale dimostra l'attitudine danese influenzata dagli armatori, dopo che una loro petroliera è rimasta bloccata per un mese, con un notevole aggravio di costi, in seguito a un soccorso di una trentina di migranti. Nessuno li voleva e alla fine «sono stati finalmente trasferiti in sicurezza dalla Maersk Etienne su una nave di una Ong», che li ha ovviamente sbarcati in Italia. Si trattava di Mare Jonio, ma il trasbordo poi pagato 125mila euro è costato l'accusa della procura di Ragusa di favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina a Casarini e soci.

Il 2 luglio i danesi hanno preparato la bozza di una risoluzione da adottare alla prossima riunione di un importante comitato dell'Organizzazione marittima internazionale.

«La Danimarca ritiene prudente che il Comitato - si legge nel documento - ribadisca l'importanza di un coinvolgimento efficace e tempestivo dei governi in tali situazioni» evitando che le navi mercantili siano intrappolate dai soccorsi ai migranti. Giusto, ma i danesi sottolineano «la possibilità di sbarcare le persone soccorse subito dopo l'imbarco». E anche se non lo scrivono espressamente è chiaro che ne farà sempre le spese l'Italia.

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