Gli italiani fuggiranno davanti a ogni guerra

Gli italiani non sono più in grado di sopportare il "prezzo" del sangue per salvaguardare la Patria. Anche se deriviamo dall'impero romano le scene da "scateniamo l'inferno" delle legioni di un tempo si vedono solo al cinema

Gli italiani fuggiranno davanti a ogni guerra
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Gli italiani in guerra? Solo il 16% sarebbe disposto a combattere per la Patria secondo un'indagine del Censis, centro studi privato e indipendente fondato nel 1964, sulla "percezione dei conflitti e sul riarmo nella società italiana".

Gli altri punterebbero a sopravvivere chiudendosi in cantina o addirittura affiderebbero la difesa del proprio Paese a contractor stranieri, una volta noti come mercenari. Per non parlare del 19% che confessa, senza remore, la scelta della fuga piuttosto che andare al fronte. I 100mila caduti del sacrario di Redipuglia, che hanno versato il loro sangue per fare l'Italia nelle trincee del Carso o sul Piave, si rivoltano nella tomba.

Tra i 18 ed i 45 anni, la fascia di età più coinvolta in caso di mobilitazione, solo 16 italiani su 100 sono pronti ad imbracciare le armi. La maggioranza relativa, il 39%, si proclama pacifista e addirittura il 26% preferisce assoldare soldati professionisti, anche mercenari stranieri, pur di non combattere per il proprio paese. Se sommiamo questa indagine shock all'annoso problema di natalità in picchiata suona un campanello d'allarme sulla tenuta neanche tanto futura delle Forze armate.

I Capi di stato maggiore delle varie armi, sono già alle prese con il problema del calo di domande di arruolamento delle giovani generazioni, ben poco guerriere, e per di più prosciugate da statistiche demografiche da far paura.

Gli italiani non sono più in grado di sopportare il "prezzo" del sangue per salvaguardare la Patria. Anche se deriviamo dall'impero romano le scene da "scateniamo l'inferno" delle legioni di un tempo si vedono solo al cinema. Forse è meglio così, ma preoccupa che quasi un terzo degli italiani (31%) tema che l'Italia possa venire trascinata in guerra nei prossimi cinque anni. La risposta in caso di conflitto è semplice: l'81% cercherebbe un rifugio sicuro per proteggersi dai bombardamenti senza muovere un dito.

Al massimo i più giovani si organizzerebbero con kit di sopravvivenza e tutti darebbero l'assalto ai supermercati per scorte di viveri nella speranza di resistere il più a lungo possibile. Slanci patriottici e ancor più eroiche ambizioni di gloria, che hanno mosso, a torto a ragione i nostri nonni, sono completamente cancellati o dimenticati nell'Italia di oggi.

Sulla percezione della minaccia, metà degli italiani è convinta che sia rappresentata dalla Russia. I paesi islamici seguono a distanza (31%) e forse non dovrebbe sorprendere, fra dazi e sparate di Donald Trump, con ulteriore impennata fra i più istruiti, che il 21% dei connazionali indichi gli Stati Uniti come potenziale fonte di rischio. Sul riarmo siamo ad una Waterloo: Solo il 25% sostiene in ogni caso l'aumento di spesa destinata alla Difesa, anche a costo di sacrificare voci cruciali come la sanità e le pensioni. La Nato rimane l'ultima spiaggia per metà degli italiani, ma sei cittadini su dieci vorrebbero un esercito comune europeo. Curioso che l'11% degli italiani preferirebbe dotarsi di un' arsenale nucleare come se fosse una panacea a tutti i mali. In ogni caso gli italiani non scenderebbero in guerra al fianco di nessuno sia nel conflitto in Ucraina sia nella guerra senza fine fra israeliani e palestinesi.

La parola d'ordine è "neutralità" con il 62% in riferimento allo scontro nel cuore dell'Europa e ben il

70% per il conflitto in Medio Oriente.

Alla fine ci arrangiamo barcamenandoci e sperando sempre nello stellone nazionale per navigare senza grossi danni nelle inedite tempeste geopolitiche di un mondo scosso dalle guerre.

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