Gli italiani hanno paura, Renzi: «Allerta elevata»

Roma«In questo momento non abbiamo segnali precisi, puntuali e contingenti che portino a considerarci» a rischio immediato di attacchi, ma l'allerta è certamente elevata, e dunque «ci stiamo muovendo come se lo fossimo», con «i sistemi di intelligence e i servizi segreti che stanno facendo il loro lavoro». Matteo Renzi ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo fa il punto sull'emergenza terrorismo in Italia dopo i sanguinosi attacchi in Francia. E avverte che il pericolo jihadista è una «minaccia profondamente diversa» rispetto a quelle affrontate dalle generazioni precedenti.

Il premier ha schivato le polemiche sulle politiche dell'immigrazione, ricordando che «il nemico non è alla frontiera», e quanto agli strumenti per affrontare lo spauracchio del «terrorismo molecolare», Renzi ha detto di considerare «fondamentale» che si vada «sempre più verso un'intelligence unica» europea. Insomma, l'Italia è «attrezzata», ha chiosato il premier, «ma non può dirsi al sicuro». La risposta, per Renzi, non è la «paura», ma una «regia europea», che «torneremo a chiedere a Strasburgo martedì chiudendo il semestre europeo». Sulla Libia «prossimo potenziale grande problema», Renzi sostiene che la priorità è lo sforzo diplomatico, ma in caso di fallimento non esclude un intervento di peacekeeping «sotto il cappello dell'Onu». Domani Renzi volerà in Francia da Hollande. L'ha annunciato con un tweet , sbagliando però il verbo ( je serais , condizionale, invece di je serai , futuro) e finendo nel mirino di decine di cinguettii sarcastici.

Ma nonostante le raccomandazioni dei politici più della metà degli italiani teme che i terroristi jihadisti possano colpire anche in Italia. A dirlo è un sondaggio di Ixè realizzato per Agorà , secondo il quale il 62 per cento del campione - intervistato mercoledì, dopo l'assalto al giornale satirico francese che ha provocato dodici morti - ha paura di attentati sul suolo del Bel Paese. Solo il 28 per cento si dice tranquillo, mentre non si esprime il restante dieci per cento. L'Italia dunque ha paura. E le già alte percentuali di quanti temono attacchi nei nostri confini sarebbero probabilmente state anche più elevate se il campione scelto dall'istituto demoscopico fosse stato interpellato ieri, dopo che nei due giorni successivi all'attentato parigino la Francia è stata nuovamente scossa dall'omicidio della poliziotta di giovedì e dal doppio assedio - a Dammartin e ancora a Parigi - che ieri ha tenuto il mondo con il fiato sospeso fino ai contemporanei blitz delle teste di cuoio, che nella Capitale non ha impedito la morte di quattro ostaggi.

L'impennata dell'allarme sociale sollevato nel nostro Paese dal pesante tributo di sangue pagato dai cugini d'Oltralpe emerge anche comparando l'esito del sondaggio di ieri con quello dello stesso tenore che sempre l'istituto Ixè aveva realizzato pochi mesi fa, a inizio settembre, dopo che il Viminale aveva lanciato l'allerta sui jihadisti nostrani che avevano sposato la causa dell'Isis.

All'epoca, nonostante l'allarme per l'ondata di violenza dell'autoproclamato stato islamico e per le minacce dirette a Roma, solo il 46 per cento degli intervistati aveva risposto «sì» alla domanda «teme attacchi terroristici in Italia?», una preoccupazione più diffusa tra gli anziani.

Ora invece il livello di sicurezza percepita sembra essere precipitato, nonostante le assicurazioni sulla mancanza di «rischi specifici» arrivate ieri dal ministro dell'Interno Angelino Alfano e gli inviti di Matteo Renzi a non «permettere alla paura di cambiarci».

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