Il 2025 segna una battuta d'arresto nel rapporto tra gli italiani e il risparmio, tradizionale pilastro della solidità economica del Paese. Secondo la 25sima indagine Acri-Ipsos, presentata ieri a Roma in occasione della Giornata mondiale del Risparmio, peggiorano le prospettive economiche, cala la fiducia nell'euro e aumenta la prudenza nella gestione delle risorse familiari. "Cresce l'ansia da mancanza di risparmio, anche perché la capacità effettiva di accantonare si riduce", rileva l'indagine, che prevede "una ulteriore compressione della capacità di risparmio nei prossimi 12 mesi". Il quadro è decisamente più fosco rispetto al 2024, anno che aveva lasciato intravedere un cauto ottimismo dopo le difficoltà del biennio post-pandemico e la crisi energetica. Ora, invece, la nuvola dell'incertezza torna a pesare su uno dei punti di forza del Paese.
Secondo Acri-Ipsos, la quota di famiglie italiane che riesce a risparmiare, pur volendolo, scende al 41%, in calo dal 46% del 2024: è il dato più basso dal 2018. Le difficoltà di bilancio sono aggravate dal peso delle spese correnti e da redditi stagnanti, mentre cresce la sensazione di precarietà.
Il 57% degli italiani dichiara un tenore di vita peggiorato o difficoltà economiche, e quasi 3 famiglie su 10 (29%) hanno subito nell'ultimo anno un peggioramento delle condizioni lavorative. Il pessimismo domina: oltre la metà degli intervistati (53%) non crede in un miglioramento dell'economia nazionale e il saldo tra ottimisti e pessimisti scende a -34 punti.
Nonostante gli sforzi del comparto finanziario e le iniziative del governo - dalle emissioni di Btp Valore alle misure di incentivo al risparmio - molte risorse restano ferme sui conti correnti. "Il 64% degli italiani preferisce mantenere buona parte delle proprie riserve in liquidità", si legge nel rapporto. "La quota di risparmiatori che preferisce investire è minoritaria (circa un terzo) e, quando lo fa, privilegia strumenti semplici e percepiti come sicuri".
Il portafoglio medio delle famiglie è "stabile nel tempo e mediamente poco diversificato". Si registra, inoltre, "un parziale ritorno all'immobiliare e un arretramento sia della domanda di strumenti sicuri sia di quelli più rischiosi", mentre aumenta la quota di chi "non sa indicare un investimento idoneo per le caratteristiche della propria famiglia".
Solo il 38% degli italiani, infine, dichiara di avere fiducia nell'Unione europea, contro il 45% del 2024, mentre il 42% ritiene che Bruxelles stia andando nella direzione sbagliata. Il 65% si dichiara insoddisfatto dell'euro e appena il 45% crede che la moneta unica sarà un vantaggio per l'Italia nei prossimi vent'anni. La delusione è diffusa soprattutto nel Sud e tra gli over 45, mentre i giovani restano più favorevoli al progetto europeo, pur con un entusiasmo in calo. Rimane comunque maggioritaria (56%) la convinzione che un'uscita dall'Ue sarebbe un errore.
A fronte di un'economia incerta e di una crescente prudenza finanziaria, gli italiani non rinunciano all'impegno sociale.
Il 56% svolge attività di volontariato e 6 su 10 effettuano donazioni ogni anno, segno che, nonostante le difficoltà, la solidarietà resta una costante. In un Paese dove il risparmio è percepito come "tranquillità, tutela e saggezza", la sfida sarà trasformare la paura in progettualità e la prudenza in sviluppo.