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Italiano linciato in Honduras: 5 arresti. Proteste in piazza per liberare i killer

I fermati hanno tra i 19 e i 55 anni, altri quattro ricercati. E i contestatori gridano: "A uccidere Scanu è stato tutto il Paese"

San Paolo. Hanno già un nome ed un volto i primi cinque uomini sospettati di aver linciato l'italiano Giorgio Scanu giovedì scorso a Santa Ana de Yusguare, paesone di 10mila anime 130 Km a sud della capitale dell'Honduras Tegucigalpa. Si tratta di Manuel Moreno Guillén, Carlos Roberto Maldonado, Óscar Iván Erazo, Elmer Gómez e Cristian Paúl Merlo che ieri hanno già reso le prime dichiarazioni e, il prossimo 15 luglio parteciperanno alla prima udienza del processo. I cinque nella notte tra venerdì e ieri sono stati reclusi nella vicina prigione di Choluteca ed hanno un'età compresa tra i 19 e i 55 anni ma, mentre andiamo in stampa, è stato emesso un secondo mandato di cattura contro altri quattro soggetti, Marvin Méndez Aguilera, Erwin Méndez Erazo, Hernán Pineda Umanzor e Saúl Guillén Betancourt, anche loro dalle immagini in possesso degli inquirenti «parti attive» nel linciaggio.

A Santa Ana de Yusguare, intanto, l'atmosfera è molto tesa e le strade del paese pullulano di agenti in divisa della Polizia di Stato honduregna. Il linciaggio di Scanu ha avuto infatti una ripercussione mediatica enorme non solo nel nostro Paese e in Honduras ma anche a livello internazionale per due motivi. In primis perché le immagini orrende del massacro (censurate dai media più seri) hanno fatto il giro del mondo sui social, in secondo luogo per il fatto che la vittima era un italiano. Per comprendere il contesto in cui Scanu è stato ucciso, infatti, va detto che in Honduras (ma anche in altri paesi dell'America latina) i linciaggi purtroppo non sono così rari così come il desiderio di farsi giustizia da soli ed il razzismo nei confronti degli stranieri. Secondo Human Rights Watch, la criminalità violenta è dilagante in Honduras e, nonostante una recente tendenza al ribasso, il tasso di omicidi rimane tra i più alti al mondo, con circa 38 morti ogni 100.000 abitanti. Tra 2015 e 2020, il numero di assassinii in questo paese di meno di 10 milioni di persone è stato in media di oltre 5.000 all'anno, paragonabile al numero combinato degli omicidi in tutti i paesi dell'Unione Europea. Un'enormità.

Situazione molto tesa dunque a Yusguare, dove parte della popolazione chiede la liberazione dei detenuti perché «ad uccidere l'italiano è stato tutto il Paese», e dove in meno di 24 ore si sono verificati due omicidi. Il primo avvenuto il 7 luglio, quando Don Juan de Dios Flores, un 78enne senza fissa dimora con problemi mentali ma benvoluto dalla comunità, è stato trovato morto con l'accusa di aver danneggiato una pianta nel giardino di Giorgio. «I familiari e l'intera comunità assicurano che il colpevole del delitto è l'italiano, affermando addirittura di aver avvisato preventivamente le autorità, che però non hanno fatto nulla» spiega il quotidiano El Heraldo.

Il secondo delitto è stato invece il feroce omicidio del nostro connazionale, linciato dagli abitanti del villaggio che hanno fatto irruzione nella sua casa dopo aver lasciato il cimitero, dove era stato appena sepolto il senzatetto.

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