Roma - Il sentiero è definitivamente tracciato. Se in quest'ultimo scampolo di legislatura la legge sullo ius soli dovesse approdare in Senato, i grillini si asterranno al momento del voto. Chiederanno «di portare il dibattito a livello europeo, perché il cittadino che diventa cittadino italiano diventa anche cittadino europeo», ha spiegato ieri il candidato premier Luigi Di Maio. E pazienza se a palazzo Madama astenersi equivale a votare contro, perché tutti i parlamentari presenti in aula vengono inclusi nel numero legale. I Cinque Stelle, che si candidano a guidare il Paese, non prendono posizione nel dibattito sulla cittadinanza. Ma princìpi e valori c'entrano poco. A pochi mesi dalle urne, è troppo alto il rischio di scoprirsi a sinistra e soprattutto a destra.
L'imperativo è scaricare la questione su Bruxelles, come i seguaci di Beppe Grillo avevano provato a fare già lo scorso giugno. Il commissario Ue alla Migrazione e agli Affari interni, Dimitris Avramopoulos, ripassò immediatamente la patata bollente ai grillini, spiegando come le norme sulla cittadinanza siano di competenza esclusiva degli stati membri. Oggi la situazione è identica, ma Di Maio non sembra curarsene troppo: «Dev'essere un tema che, per quanto importante, deve essere affrontato a livello europeo», ha ripetuto ieri. Grillo, che si trovava a Palermo assieme al vicepresidente della Camera per sostenere il candidato alla presidenza della Regione siciliana Giancarlo Cancelleri, ha ribadito la linea: «Non c'è nessuna apertura al governo sullo ius soli. Come abbiamo sempre detto siamo aperti a una discussione sul diritto di cittadinanza, ma a livello europeo».
Nascondendosi dietro gli appelli all'Europa, i grillini hanno finora evitato di entrare in un dibattito scomodo. E non è la prima volta. La strategia dell'astensione fu adottata anche quando lo ius soli passò alla Camera. Non basta: i parlamentari pentastellati non si espressero neppure sulle unioni civili, altro tema sul quale era più conveniente rimanere seduti a guardare la rissa tra gli altri partiti.
La legislatura è agli sgoccioli, e nel mezzo c'è la sessione di bilancio. Sarà il Senato a vagliare la manovra per primo. Complice anche la ritirata del partito di Alfano, che non vuole dire sì alle nuove regole sulla cittadinanza prima delle elezioni politiche, sembrava che il capitolo fosse chiuso. Non è così. «Lo ius soli verrà incardinato subito dopo la legge di Bilancio, tra la fine di novembre e dicembre, per essere approvato entro questa legislatura», spiegano fonti di Pd e Mdp a Palazzo Madama, dove tutti sono convinti che il governo porrà la fiducia sul provvedimento. L'esecutivo conta non soltanto sull'appoggio dei bersaniani, ma anche su quello di Ala di Verdini. A fare da traino all'intera operazione potrebbe essere la voglia di riscatto del Pd, travolto dalle polemiche sulla raffica di fiducie necessarie a mandare in porto il Rosatellum.
Quando lo ius soli fu votato alla Camera, «pensavamo che la legge potesse essere migliore e quindi ci siamo astenuti per permettere ai senatori di chiedere migliorie», assicura un deputato grillino.
Con le urne che si avvicinano e il nuovo sistema elettorale cucito su misura per i partiti che vogliono coalizzarsi, entrare nel dibattito sulla cittadinanza può voler dire bruciare consensi. Ma i 5Stelle a Palazzo Madama, rischiano di ritrovarsi con le spalle al muro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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