Roma. Non c'è alternativa all'aumento dell'Iva perché il governo ha aumentato sensibilmente le clausole di salvaguardia, portandole a 23 miliardi per il 2020 e a quasi 29 miliardi per l'anno successivo. L'ex ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in un'intervista al Messaggero ieri ha rimarcato il punto cardine della probabile manovra correttiva. Le dinamiche di Via XX Settembre effettivamente sono queste: pubblicamente smentito, l'aumento dell'Iva è l'opzione che il titolare del Tesoro, Giovanni Tria, ha proposto ai due vicepremier Salvini e Di Maio nel corso dell'ultimo vertice a Palazzo Chigi. Una soluzione che per il ministro sarebbe preferibile al taglio degli sconti fiscali. Il sottosegretario leghista al Lavoro Durigon però ha adombrato una terza ipotesi criticando gli esecutivi precedenti. «Per gli 80 euro, in tre anni, hanno speso 30 miliardi e per le salvaguardie della Fornero, fino a oggi, 14 miliardi», ha detto puntando il bonus renziano (10 miliard l'anno) come primo obiettivo.
Ieri il Consiglio dei ministri ha esaminato la legge delega per semplificare la partenza dei cantieri. Si tratta di un rallentamento rispetto al programma stabilito.
«La prossima settimana penso che potremo tirare fuori il decreto legge che ci consentirà di riaprire i cantieri sbloccati, di semplificare i passaggi ostativi per la realizzazione dei progetti», ha detto il premier Conte praticamente rinviando di sette giorni la misura tanto attesa. Un chiaro segnale delle difficoltà interne della maggioranza.
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