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Jake, lo sciamano di QAnon guida l'assalto Ashli, la prima vittima: veterana Air Force

Sono i Proud Boys, gruppo di estrema destra, e i seguaci della teoria cospirazionista: "Gli Usa sono nelle mani di una setta di pedofili"

Jake, lo sciamano di QAnon  guida l'assalto Ashli, la prima vittima: veterana Air Force

«Sono in gran parte gente normale, piccoli imprenditori, lavoratori autonomi o ex militari messisi in proprio dopo il congedo. Ma non sono solo bianchi. Tra di loro ho incontrato gente di colore, cinesi e perfino nativi delle tribù Navajo. È tutta gente cresciuta fuori dai grandi centri urbani. Quel che più li accomuna, al di là della militanza in gruppi come i Proud Boys, è un profondo risentimento nei confronti dello Stato Federale considerato schiavo delle élite. Per loro Donald Trump non è un presidente, ma un Messia pronto a rimettere le cose in ordine e liberarli dal giogo del deep state lo stato profondo impossessatosi della nazione e delle loro vite». Così un fotografo italiano che da novembre segue le marce pro-Trump del movimento QAnon e dei Proud Boys descrive i militanti protagonisti dell'assalto a Capitol Hill e al Congresso.

Militanti come Ashli Babbit, l'ex-veterana dell'Air Force uccisa da un poliziotto che l'ha freddata con un colpo di pistola al petto mentre dava l'assalto alle sale del Congresso. Ma anche svitati come il 32enne italo americani Jack Angeli, lo «Sciamano di QAnon» diventato - grazie al copricapo di pelliccia e corna di bisonte - il protagonista più fotografato dell'assalto a Capitol Hill. Ma da dove nasce il risentimento di quest'America profonda e infuriata, pronta a trasformare Ashli Babbit nell'icona di nuove e disperate sfide?

Per capirlo basta farsi un giro in America, mettere a confronto lo sviluppo delle grandi metropoli, concentrati di ricchezza e investimenti, con la spaventosa arretratezza di contee e villaggi costruiti attorno a un supermarket, un venditore di auto usate, e qualche ristorante di pollo fritto. Nella frustrante desolazione di quelle comunità sub-urbane attecchisce e prolifera la tesi di fondo dei militanti di QAnon convinti che l'America sia nelle mani di una satanica gang di pedofili progressisti capitanati da Barack Obama, Hillary Clinton e George Soros. A diffonderla ci ha pensato un misterioso Mr Q apparso in rete nell'ottobre 2017. Da allora milioni di seguaci sono convinti che quella maiuscola nasconda un misterioso detentore di Q Credentials, le credenziali di massima sicurezza rilasciate dal Dipartimento all'Energia alla ristrettissima cerchia di funzionari e politici abilitati ad accedere ai segreti nucleari. Da allora le «breadcrumbs», le «briciole» di conoscenza disseminate sulla Rete dal signor Q vengono elaborate dai sostenitori del QAnon pronti ad arricchire con le loro fantasiose elucubrazioni la grande teoria di fondo. Da allora molti scommettono che dietro quella Q si nasconda l'ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Flynn, arrestato e incarcerato nell'inchiesta sul Russiagate. Altri fantasticano sul ruolo nascosto del Messia Trump pronto a scatenare la grande «tempesta» salvifica.

Una tempesta che garantirà il trasferimento a Guantanamo di Hillary Clinton, Obama e di tutta la gang di pedofili satanisti impadronitisi degli Stati Uniti grazie al demonio. Ma per vincere bisognerà prima svelare la grande truffa elettorale architettata per sloggiare Trump dalla Casa Bianca e impedirgli la vendetta finale. Per questo nella cornice surreale del complotto QAnon si muovono anche i Proud Boys (Ragazzi Orgogliosi), gli attivisti di estrema destra ispirati dal 50enne Galvin McInnes fondatore a suo tempo di una rivista da cui nascerà la casa di produzione Vice, famosa per i suoi scoop televisivi. Ma quando Vice diventa famosa McInnes l'ha già lasciata per dedicarsi ai proclami in cui inneggia allo sciovinismo, alle donne casalinghe, alla fine dello stato sociale e al libero possesso delle armi. Sull'onda di quelle idee si muove un movimento per soli maschi che prende il nome dalla canzone del film Aladdin di Walt Disney e si fa riconoscere grazie all'abbigliamento dei suoi militanti sempre pronti ad esibire magliette Fred Perry rigorosamente nere e cappellini da baseball rossi con la scritta «Make America Great Again» (Facciamo l'America di nuovo grande) motto della campagna di Trump del 2016.

Il tutto sotto la regia di Enrique Tarrio il 36 enne di origine cubane, arrestato nei giorni scorsi, a cui McInnes ha affidato la guida dei suoi «ragazzi orgogliosi».

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