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Jobs Act, alfaniani sconfitti: ora la maggioranza si divide

Malumori e divisioni in maggioranza: i primi due decreti attuativi del Jobs Act sono una bruciante sconfitta per Ncd. Renzi apre alle modifiche in commissione

Jobs Act, alfaniani sconfitti: ora la maggioranza si divide

All'indomani del via libera ai primi due decreti attuativi del Jobs Act, vengono fuori i malumori e le divisioni. Da una parte c’è la profonda delusione degli alfaniani, dall’altra i canti di vittoria della sinistra dem. Quella di Matteo Renzi non è affatto una rivoluzione come aveva voluto far credere. Lo statuto dei lavoratori cambia, ma non così profondamente come era stato sbandierato. Resta, infatti, il reintegro. Adesso si prospetta uno scontro tutto interno alla maggioranza che potrebbe anche portare a spiacevoli sgambetti per il governo.

In base ai due decreti attuativi, licenziati dal Consiglio dei ministri la vigilia di Natale, sono garantite tutele crescenti per i nuovi contratti, vengono modificate le regole per i licenziamenti e l’indennizzo per i nuovi contratti sostituisce il reintegro previsto dall’articolo 18. Resta, appunto, il reintegro a fronte di una “condanna” per licenziamento ingiustificato. A differenza da quanto chiesto dal Nuovo centrodestra, il datore di lavoro non potrà scavalcare la condanna con un maxi indennizzo.

Aldilà delle dichiarazioni a caldo, l'assenza dell’opting out, la possibilità cioè per il datore di lavoro di “superare” il reintegro con il maxi indennizzo, ha mandato su tutte le furie gli alfaniani. Non a tal punto da arrivare alla crisi di governo, come aveva minacciato nei giorni scorsi Maurizio Sacconi. Anche perché Renzi si è affrettato ad assicurare che "il testo dei decreti delegati è aperto al contributo delle commissioni parlamentari". Per il ministro dell'Interno Angelino Alfano resta, comunque, una sconfitta bruciante.

"Buon Natale Sacconi", si è permesso di scherzare su Twitter Roberto Speranza. "Sembravano esservi le condizioni per una un atto coraggioso - ha replicato Sacconi - abbiamo invece una disciplina complicata, intraducibile in inglese, di incerta applicazione, limitata ai nuovi contratti. La montagna ha insomma partorito il topolino mentre rimangono presenti tutti i sintomi della depressione economica e sociale". Più moderato, invece, Fabrizio Cicchitto che però non ha nascosto la propria delusione: "Il Jobs Act, come approvato dal governo, è caratterizzato da due elementi: uno costituisce un salto di qualità assoluto per ciò che riguarda i licenziamenti collettivi e invece c’è un compromesso per ciò che riguarda i licenziamenti individuali.

Ciò spiega gli elementi di consenso e anche alcune riserve avanzate dal Ncd che però rispetto al complesso del provvedimento non risulta sconfitto".

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