Coronavirus

Johnson torna a lavorare e rimanda la "ripartenza"

Prudente il premier: "Non roviniamo gli sforzi". Probabile che resti il lockdown dopo il 7 maggio

Johnson torna a lavorare e rimanda la "ripartenza"

Avanti così, ma il lockdown rimane. Il boss è tornato, ma non con le notizie in cui molti speravano. Dopo esser sopravvissuto al coronavirus e aver trascorso tre settimane in convalescenza, Boris Johnson da ieri ha ripreso la guida del governo britannico. Il suo rientro avviene in un momento particolarmente critico per l'esecutivo travolto dalle polemiche sulla gestione della pandemia. Mentre piovono critiche sulla carenza di dispositivi protettivi per gli operatori sanitari e sul numero ancora basso di tamponi giornalieri, la gente chiede un piano preciso per il momento in cui le misure restrittive verranno ridotte. Per tutta la scorsa settimana i media hanno fatto da cassa di risonanza alle indiscrezioni sulla Fase 2 che sembrava imminente. Già nella mattina di ieri però, BoJo ha raffreddato ogni speranza. «Non ho alcuna intenzione di gettare al vento l'enorme sforzo fatto dal popolo inglese finora», ha dichiarato, spiegando che il Regno Unito sta effettivamente vincendo il Covid 19 ,ma che si trova ancora in una fase di «massimo rischio».

Parlando di fronte all'ingresso del numero 10 di Downing Street, il Premier ha ringraziato la popolazione per aver rinunciato alla propria libertà accettando pesanti limitazioni. «Sono ben consapevole di quanto questo possa essere stato difficile - ha detto - soprattutto per le aziende, per i piccoli imprenditori e per il settore dell'ospitalità e del turismo. So che l'economia sta soffrendo». Detto questo, BoJo si è però rivolto proprio a questi stessi interlocutori invitandoli a contenere la propria impazienza e il desiderio di ritornare al lavoro prima di quando si dovrebbe. Le tre settimane di chiusura annunciate da Dominic Raab scadono il 7 maggio, ma non si sa se il giorno dopo la scadenza vi saranno significativi cambiamenti. E sicuramente non ci saranno nei prossimi giorni. Con 21.092 decessi e un aumento di 360 morti registrato ieri, il premier non vuole rischiare di peggiorare la situazione. Perché se è vero che la curva dei contagi sta scendendo rapidamente a Londra, ancora non è così nel resto del Paese. «Allentando le restrizioni prima del dovuto rischieremmo un secondo picco e una nuova ondata di decessi - ha affermato Johnson -. Posso vedere le conseguenze nel lungo termine di una chiusura prolungata e condivido la vostra urgenza di ripresa. Ma dobbiamo riconoscere anche il rischio reale di perdere nuovamente il controllo della pandemia. Questo non solo porterebbe nuove morti , ma ci condurrebbe ad un disastro economico peggiore».

Arriverà il momento in cui il Paese potrà riscaldare i motori dell'economia nazionale, ha rimarcato il primo ministro, ma tutto dipenderà dal raggiungimento dei cinque traguardi che il governo si è imposto di raggiungere: la discesa della percentuale dei decessi, il servizio nazionale tornato a normali livelli lavorativi, la curva dei contagi in costante discesa, più tamponi effettuati quotidianamente, i dispositivi protettivi distribuiti a tutti gli operatori sanitari e ai lavoratori essenziali. Nei prossimi giorni il premier ha promesso che verranno resi noti alcuni dettagli del piano di ripresa. Smentita, almeno per ora, la notizia di una quarantena obbligatoria di 14 giorni per chi arriva nel Regno Unito dagli altri Paesi. «Attualmente - ha detto il ministro della Sanità Matt Hancock - il traffico aereo limitato rende molto basso il rischio di contagio negli aeroporti.

Poi ne dovremo riparlare».

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