Jorge e Joseph, connubio di stime e devozione

Li hanno dipinti avversari e nemici. Hanno sempre smentito con la fiducia reciproca

Jorge e Joseph, connubio di stime e devozione

Hanno provato a metterli uno contro l'altro, strumentalizzando soprattutto il Papa emerito in chiave anti Francesco, sperando forse in una seconda storica rinuncia. Ci hanno provato in tutti i modi, tra dosi di veleno sui giornali e complotti ben più organizzati: tentativi che hanno avuto spesso grande risonanza mediatica, ma che alla fine sono falliti, soprattutto per merito di Joseph Ratzinger, il Papa emerito che ha denunciato pubblicamente l'azione malevola di qualche sostenitore tradizionalista, deluso dalla sua scelta rivoluzionaria di rinunciare al pontificato. La storica coabitazione di due papi in Vaticano, iniziata quasi dieci anni fa, era il marzo del 2013, ha portato certamente più grazia e più preghiere per il mondo cattolico, ma anche non poche polemiche, soprattutto tra chi in questi anni ha continuato a ripetere: «Chi è il vero Papa?». Una domanda che ha trovato spazio soprattutto tra alcune frange estreme della Chiesa che non hanno mai accettato il rapporto tra Francesco e Benedetto, un rapporto schietto e sincero, fatto di amicizia e di sostegno reciproco. Qualcuno ha provato addirittura a sussurrare all'orecchio di Bergoglio, lo ha raccontato lui stesso ai giornalisti, parole che potessero innescare un dubbio: «Ma come puoi vivere in Vaticano con un altro Papa? Non ti ingombra? Non ti fa la rivoluzione contro?». La risposta del Pontefice è stata lampante: «No, è come avere il nonno a casa, ma il nonno saggio. Quando in una famiglia il nonno è a casa, è venerato, è amato, è ascoltato. Lui è un uomo di prudenza! Non si immischia. Io gli ho detto tante volte: Santità, lei riceva, faccia la sua vita, venga con noi!».

Parole che chiariscono il rapporto che in dieci anni questi due uomini così diversi, il professore teologo e il prete di strada, hanno costruito, con stima e devozione reciproca. L'immagine dei due papi insieme, sorridenti, è qualcosa che rimane impressa nella storia: da un lato Francesco, il Papa regnante, dall'altro Benedetto, che si è fatto da parte per lasciar spazio a forze giovani che potessero guidare con sicurezza la barca di Pietro verso nuove sfide. Che il loro sarebbe stato un rapporto di fiducia e di grande affetto si era capito già qualche giorno dopo l'elezione di Papa Francesco, nel 2013, quando Bergoglio volò a Castel Gandolfo per far visita al suo predecessore. Nella cappella della ex residenza estiva dei papi, Ratzinger aveva insistito per far sedere Bergoglio sulla sedia riservata al Papa. Francesco aveva preferito invece inginocchiarsi accanto a lui, senza troppe cerimonie, senza distanze. Un gesto di umiltà che rimase nel cuore di Ratzinger. Quello stesso giorno era avvenuto un importantissimo passaggio di consegne: Benedetto XVI aveva consegnato al suo successore una grande scatola bianca, contenente i tomi del dossier Vatileaks, gli scandali d'Oltretevere, redatto dai tre cardinali «detective» incaricati da Ratzinger, all'epoca regnante, di consegnare una fotografia esatta della Curia romana, tra lobby, corruzione e furti di documenti. «Le ho portato in regalo la Madonna dell'umiltà, lei è tanto umile...», disse in quell'occasione Francesco al suo predecessore. E lo ha ripetuto spesso anche in presenza dei nuovi cardinali appena «creati»: è diventata, infatti, una consuetudine la visita di cortesia a Ratzinger, a bordo di un pulmino al termine di ogni concistoro, al Monastero Mater Ecclesiae, nel cuore dei Giardini Vaticani, dove Benedetto vive insieme ai suoi collaboratori più stretti. Una visita per rendergli omaggio e chiedere anche la sua benedizione. Francesco è andato spesso a trovarlo, anche durante le feste; e non sono mancate nemmeno le telefonate e i consigli del «nonno saggio».

Un binomio, Bergoglio-Ratzinger che ha incuriosito, che ha stimolato la fantasia di molti, tra autori e registi, che hanno immaginato addirittura i due papi, in veste di tifosi, intenti a seguire insieme una importante partita di calcio tra Germania e Argentina, quasi a voler sottolineare ancora una volta la rivalità tra i due: il tradizionalista contro il riformatore, il vecchio contro il nuovo.

Ma le cose alla fine, nella realtà, sono andate diversamente: Bergoglio e Ratzinger, pur nelle differenze, hanno sempre fatto squadra, per il bene della Chiesa e soprattutto di tutti i fedeli. Volando alto, lontani dalle polemiche e scegliendo spesso il silenzio, l'arma più forte che ha protetto entrambi dai veleni di corte.

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