Jovanotti insultato perché rispetta le idee degli altri

L'accettazione dell'opinione differente può non essere condivisa, ma non si vieta

Jovanotti insultato perché rispetta le idee degli altri

La parola chiave è rispetto. Per chi ne ha e per chi no. L'ha pronunciata Jovanotti. Parlava di Matteo Salvini che l'aveva attaccato sul multiculturalismo: «Minestrone Unico Mondiale? No, grazie». La risposta di Jovanotti: «È bello avere idee e orizzonti diversi, ti rispetto e ti trovo forte nell'esposizione delle tue. Che le idee danzino è bene». Ti rispetto, ecco. La normalità, la tolleranza, l'accettazione dell'opinione differente che può non essere condivisa, ma che non si vieta, che si concede a tutti. Equivale alla libertà, concetto troppo sconosciuto a troppi. Perché è intervenuto Fedez: «Quando dici forte nell'esposizione cosa intendi? Gli insulti razzisti e la xenofobia? Forti sono forti eh, danzarci anche no». Non è una bega da cantanti, come qualcuno l'ha definita frettolosamente. Qui si scava nel principio elementare e fondante di ciò che siamo: occidentali, democratici, liberali. Voltaire, quindi. Che sta alla base di tutto, della modernità, della libertà.

Chi non accetta il principio è fuori. Sono fuori le centinaia di messaggi che sui social network hanno condannato Jovanotti. Rispetto, appunto. Anzi, mancanza di rispetto. Parola che nel gergo contemporaneo evidentemente evoca altro e non il suo significato autentico. Perché rispetto è spesso sinonimo di «condivisione». Cioè ti rispetto perché condivido ciò che sei, ciò che dici. È l'inversione della logica, oltre che del senso stesso del vocabolo. Rispetto è la versione alta del «piuttosto che», espressione che come nessun'altra ha visto invertire il suo significato: in molti la usano come sinonimo di «e» congiunzione, come elemento per tenere insieme un elenco. Quello piuttosto che quell'altro inteso come quello e quell'altro , nonostante significhi quello invece di quell'altro .

Ecco, la stessa cosa l'abbiamo fatta con rispetto. La prova è nei commenti alla frase di Jovanotti. «Democristiano», «demagogico», «interessato solo a vendere il suo disco ai leghisti». Come se il concedere il diritto, scontato, di esprimere le proprie idee sia la distruzione di un'identità artistica e umana. Perché non si può e non si deve concedere a un leghista di dire ciò che pensa: chi lo fa è connivente. Il che rivela quantomeno due controintuizioni:

1) il politicamente corretto che si trasforma in politicamente scorretto;

2) chi ha insultato Jovanotti per aver detto a Salvini «non condivido ciò che dici, ma accetto e rispetto che tu lo dica», significa paradossalmente stare dalla parte di Salvini che aveva criticato Jovanotti.

Fedez è un libertario, ha scritto una canzone per i grillini, ha subito per questo

critiche (e qualche censura), è la star del momento (ne è fan anche il figlio di Salvini): se le idee degli altri non avessero danzato anche quando erano sbagliate non ci sarebbe stato il rap. Non ci sarebbe stato neanche lui.

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